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Rosie
Lebid toerin
2010 Messaggi |
Inserito il - 24 aprile 2005 : 08:01:17
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...difficile e triste quando sei felice di una risata che è un errore, che non è per te, ma il solo sapere che ride ancora ti distrugge e ti commuove.
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Modificato da - Rosie in data 24 aprile 2005 08:03:01 |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 28 aprile 2005 : 21:51:20
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LA TOVAGLIA
Le dicevano: - Bambina! che tu non lasci mai stesa, dalla sera alla mattina, ma porta dove l'hai presa, la tovaglia bianca, appena ch'è terminata la cena! Bada, che vengono i morti! i tristi, i pallidi morti!
Entrano, ansimano muti. Ognuno è tanto mai stanco! E si fermano seduti la notte intorno a quel bianco. Stanno lì sino a domani, col capo tra le due mani, senza che nulla si senta, sotto la lampada spenta. -
è già grande la bambina: la casa regge, e lavora: fa il bucato e la cucina, fa tutto al modo d'allora. Pensa a tutto, ma non pensa a sparecchiare la mensa. Lascia che vengano i morti, i buoni, i poveri morti.
Oh! la notte nera nera, di vento, d'acqua, di neve, lascia ch'entrino la sera, col loro anelito lieve; che alla mensa torno torno riposino fino a giorno, cercando fatti lontani col capo tra le due mani.
Dalla sera alla mattina, cercando cose lontane, stanno fissi, a fronte china, su qualche bricia di pane, e volendo ricordare, bevono lagrime amare. Oh! non ricordano i morti, i cari, i cari suoi morti!
- Pane, si...pane si chiama, che noi spezzammo concordi: ricordate?...è tela, a dama: ce n'era tanta: ricordi?... Queste?...Queste sono due, come le vostre e le tue, duenostre lagrime amare cadute nel ricordare! - Giovanni Pascoli
In certe notti insonni, mi verrebbe voglia di aprire l'armadio, stendere la tovaglia bianca, quella delle grandi occasioni, e sedermi ad aspettare i morti, i cari morti di casa. Ascoltare i loro sospiri, aiutarli a ricordare, magari, parlare un'ultima volta con loro. Sarebbe menolunga, meno solitaria la notte, lì seduta con loro, unica testimone di quella piccola macchia sul lino, che non èumidità, ma una lacrima, una lacrima che viene dall'aldilà.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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trilly
Laurelin
nell'isola che non c'è !
3022 Messaggi |
Inserito il - 02 maggio 2005 : 14:28:09
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L'amore, quello vero si riconosce nelle piccole cose, non in quelle grandi... [:118]
Trilly
^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ L'intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo! (J.R.Kipling) |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 02 maggio 2005 : 20:29:49
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Perch'io
...perch'io, che nella notte abito solo anch'io, di notte, strusciando un cerino sul muro, accendo cauto una candela bianca nella mia mente - apro una vela timida nella tenebra, e il pennino strusciando mi scricchiola, anch'io scrivo e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto che mi bagna la mente...
Giorgio Caproni
Che dire...un flusso di coscienza che non inizia nè finisce, un lungo sospiro melanconico nel buio di una notte che solo l'ispirazione del poeta illumina febbrilmente, in lui ed in tutti quelli che, come lui, questa notte rimagono desti, a scrvere il loro segreto dolore, fiume che scorre lento, chissà da quando, chissà fino a quando.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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trilly
Laurelin
nell'isola che non c'è !
3022 Messaggi |
Inserito il - 02 maggio 2005 : 22:45:36
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Love Is A Many Splendor Thing
Love is a many splendor thing It's the April rose that only grows in the early spring Love is nature's way of giving a reason to be living The golden crown that makes a man a king
Once on a high and windy hill In the morning mist two lovers kissed and the world stood still Then your fingers touched my silent heart and taught it how to sing Yes, true love's a many splendored thing
Once on a high and windy hill In the morning mist two lovers kissed and the world stood still Then your fingers touched my silent heart and taught it how to sing Yes, true love's a many splendor thing. [:118]
Trilly
^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ L'intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo! (J.R.Kipling) |
Modificato da - trilly in data 02 maggio 2005 22:46:45 |
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trilly
Laurelin
nell'isola che non c'è !
3022 Messaggi |
Inserito il - 06 maggio 2005 : 07:30:16
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Perchè si avvicina un giorno speciale [:115]...
Come ho fatto a stare tanto senza te
Come ho fatto a stare tanto senza te, la mia rabbia, la mia libertà dov'erano finite? Più ci penso più mi rendo conto che tu sei lo specchio che mi allarga le ferite tu sei l'aria che non riesco a respirare, la paura di una morte un po' improvvisa, sei le scale che non riesco più a salire senza un battito di cuore e una faccia indecisa, come ho fatto a stare tanto senza te e chi è che ti ha rubato alla mia luce, un uomo solo, spaventato, nei caffé, io che parlavo, e non avevo voce, come ho fatto a aprire gli occhi senza te davanti a tutta la solitudine del mondo, io che giro, faccio cose, penso che ma sempre più saltato io, più vagabondo, come ho fatto a stare tanto senza te come ho fatto a stare tanto senza te più ci penso più non so com'è come ho fatto a stare tanto senza te. come ho fatto a stare tanto senza te
poi vederti all'improvviso una mattina, ho capito cosa c'era che non va ho capito, è chiaro, adesso si, ho guardato il sonno, la tua luce, e ti venivo dietro senza sigaretta, ho guardato dentro tutte le vetrine, ho bruciato tutto il tempo, molto in fretta, era lì davanti a me la spiegazione, era semplice come ogni porta stretta, e poi dentro mi scoppiava l'emozione che mi fumava, ero io la sigaretta, come ho fatto a non fermarti con la mano come è stato che hai capito tutto tu, siamo gente, noi, che viene da lontano, e non sta ferma, e non si ferma più, poi l'amore, il sole, l'aria che funziona, poi dei passi fatti insieme per la strada, io che penso e non ci credo proprio che son riuscito a stare tanto senza te. [:118][:115]
...ma anche perche' alcune volte mi rendo conto che...
Io ti faccio del male
Io ti faccio del male anche se ti amo, ci sono troppi spigoli nei miei giorni, così ferisco i tuoi riposi, i tuoi sonni, con parole insistenti, col bisogno che torni, io ti faccio del male perché sono feroce, e ho l'energia artificiale dei vinti, tu hai perduto la pace trovando la mia voce in questi mesi meravigliosi e finti,
io ti faccio del male perchè non riesco a star fermo e ho una bottiglia piatta sempre in tasca, tu guardi lontano, tu hai lo sguardo più aperto anche se sai soffrire con me quanto basta, io ti faccio del male proprio perché ti amo, e sono caduto nel tuo orizzonte, e ci vivo dentro, e ti sogno e ti chiamo: soffiami via l'inferno dalla faccia...
ma quando ci guardiamo e ci vediamo respirare il petto si alza, si abbassa come le onde di un mare non ancora in tempesta, ma mosso dal profondo che sta forse per cacciare la solitudine dal mondo, ecco, quando sentiamo che il tempo ci appartiene è allora che ti amo e ti faccio del bene, è proprio quando ti amo che ti faccio del bene, è proprio perché ti amo che ti faccio del bene, e proprio perché ti amo che ti faccio...
Questi due testi appartengono ad un periodo per me molto particolare e significativo cosi' ho pensato di metterli qui in commenti poetici perchè il cantautore in questione, Claudio Lolli, è un poeta.
Trilly
^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ L'intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo! (J.R.Kipling) |
Modificato da - trilly in data 06 maggio 2005 07:45:50 |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 06 maggio 2005 : 15:25:18
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....ahhh Lolli...lo fai sentire e diventa un bisogno profondo...
bal |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 18 maggio 2005 : 16:16:22
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Tristezze della luna di Baudelaire
Stasera, la luna sogna con più abbandono, come una bella donna che, abbandonata sui cuscini, prima di addormentarsi accarezza i seni con mano distratta e leggera.
Ecco, sul dorso lucido di molli valanghe, morente s'abbandona a lunghi deliqui e volge gli occhi a bianche visioni che salgono nell'azzurro come fioriture.
A volte, nel suo ozioso languore, fa cadere una lacrima furtiva sulla terra, e allora un pio poeta, nemico del sonno,
raccoglie nel cavo della mano la pallida lacrima dai riflessi iridati come un frammento d'opale e la ripone nel suo cuore lontano dagli occhi del sole.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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AmonSûl
Sveltamente
Nowhere Land
4501 Messaggi |
Inserito il - 18 maggio 2005 : 22:52:59
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Bella bella... l'ho letta almeno cinque volte per sentirla veramente... anche a voce alta ovviamente ^____^
ed è densa e ricca di sensazioni...
CollevEnt [:381] _________ luce, luce lontana, che si accende e si spegne... quale sarà la mano, che illumina le stelle... mastica e sputa, prima che venga neve... [:115] |
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Elly
Arbusto
Myself
669 Messaggi |
Inserito il - 20 maggio 2005 : 23:22:27
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La scoltavo ed ho deciso di metterne il testo in commenti poetici..perchè ad ascoltarla è una poesia questa canzone...
Suzanne - Leonard Cohen
Suzanne takes you down to her place near the river You can hear the boats go by You can spend the night beside her And you know that she's half crazy But that's why you want to be there And she feeds you tea and oranges That come all the way from China And just when you mean to tell her That you have no love to give her Then she gets you on her wavelength And she lets the river answer That you've always been her lover And you want to travel with her And you want to travel blind And you know that she will trust you For you've touched her perfect body with your mind. And Jesus was a sailor When he walked upon the water And he spent a long time watching From his lonely wooden tower And when he knew for certain Only drowning men could see him He said "All men will be sailors then Until the sea shall free them" But he himself was broken Long before the sky would open Forsaken, almost human He sank beneath your wisdom like a stone And you want to travel with him And you want to travel blind And you think maybe you'll trust him For he's touched your perfect body with his mind. Now Suzanne takes your hand And she leads you to the river She is wearing rags and feathers From Salvation Army counters And the sun pours down like honey On our lady of the harbour And she shows you where to look Among the garbage and the flowers There are heroes in the seaweed There are children in the morning They are leaning out for love And they will lean that way forever While Suzanne holds the mirror And you want to travel with her And you want to travel blind And you know that you can trust her For she's touched your perfect body with her mind.
COGITO ERGO SUM |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 03 agosto 2005 : 17:03:24
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Dedicata ad Elly ------>[:-xx], per il suo pensare positivo.
SALUTO ALL' ALBA
Guarda il sole che nasce! Perché è la vita la vera vita della vita. Nel suo breve corso posano tutte le verità e le ricchezze della tua esistenza. La gloria della crescita La gloria dell'azione Lo splendore del compiacimento. Perché ieri non è che un sogno, E il domani solo una visione. Ma vivere bene oggi rende ogni giorno trascorso un sogno di felicità, ed ogni domani una visione di speranza.
(Attribuita al poeta indiano Kalidasa - 353 d.C.)
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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Modificato da - Merry in data 03 agosto 2005 17:04:54 |
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Elly
Arbusto
Myself
669 Messaggi |
Inserito il - 04 agosto 2005 : 12:24:26
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Caro Merry,
grazie...[:I][:I][:I]
LUV! LUV! LUV! |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 12 agosto 2005 : 21:54:40
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Questa è una ballata inglese che trovo piuttosto orecchiabile. Ha una terminologia poetica, ancora in parte old english, ma mi pare abbastanza semplice. Racconta di Barbara Allen, bellissima fanciulla che faceva tutti innamorare; William Grove muore d'amore per lei, lei per il dolore lo segue di lì a poco; son sepolti vicini, dalla tomba di lui nasce una rosa, da quella di lei un rovo, che crescono e crescono fino a congiungersi sopra di loro.
Barbara Allen In Scarlet town where I was born, There was a fair maid dwellin’ Made every youth cry Well-a-day, Her name was Barb’ra Allen.
All in the merry month of May, When green buds they were swellin’ Young Willie Grove on his death-bed lay, For love of Barb’ra Allen.
He sent his servant to her door To the town where she was dwellin’ “Haste ye come, to my master’s call, if your name be Barb’ra Allen”.
So slowly, slowly got she up, And slowly she drew nigh him, And all she said when there she came “Young man, I think you’re dying!”
He turned his face unto the wall And death was drawing nigh him. Good bye, good bye to dear friend all, Be kind to Barb’ra Allen.
When he was dead and laid in grave, She heard the death bell knelling. And every note, did seem to say “Oh, cruel Barb’ra Allen”.
“Oh mother, mother, make my bed Make it soft and narrow. Sweet William died, for love of me, And I shall die of sorrow.”
They Buried her in the old churchyard Sweet William’s grave was nigh hers And from his Grew a red, red rose From hers a cruel briar.
They grew and grew up the old church spire Until they could grow no higher And then they twined in a true love knot The red, red rose and the briar.
Barbara Allen
Nella città di Scarlet ov'io son nato c'era ad abitare una fanciulla che faceva tutti i giovani sospirare "Ahimè!" il suo nome era Barbara Allen.
All'improvviso nel lieto mese di Maggio quando sbocciavano i verdi germogli il giovane Willie Grove nel suo letto di morte per amore di Barbara Allen.
Spedì i suoi servi alla di lei porta nella città ov'ella abitava "Presto vieni, al richiamo del mio padrone, se il tuo nome è Barbara Allen"
Così lentamente, lentamente lei si levò lentamente venne al suo fianco, e tutto quel che disse quando infine giunse "Giovanotto, credo stiate morendo"
Lui volse il volto verso il muro e la morte giungeva al suo fianco. Addio, addio a tutti i cari amici, siate buoni con Barbara Allen.
Quando fu morto e giacque nella tomba, ella udì la campana a morto suonare. Ed ogni nota dire sembrava "Oh, crudele Barbara Allen!"
"Oh madre, madre, prepara il mio letto fallo soffice e stretto. Il dolce William è morto, per amor mio, e morirò di dolore io"
La seppellirono nel vecchio cimitero. La tomba del dolce William accanto alla sua. E dalla sua nacque una rossa, rossa rosa e da quella di lei un crudele rovo.
Crebbero e crebbero i muri della chiesa finchè non poterono essere più alti e allora s'intrecciarono in nodo d'amore la rossa, rossa rosa ed il rovo.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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Aerendill
Arbusto
The Void
690 Messaggi |
Inserito il - 22 agosto 2005 : 13:32:34
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Tanto per non smentirmi mai... ^___^
Inseguimento (1956) - Sylvia Plath Entro nella torre delle mie paure, chiudo la porta su quell'oscura colpa, sprango la porta, tutte le porte sprango. Il sangue scorre, mi rimbomba nelle orecchie; il passo della pantera è sulle scale, ora lo sento che sale, che sale.
L'originale è in tedesco, ma siccome non è una lingua propriamente conosciutissima ai più (men che meno da me) la lascio tradotta.
Aerendill
Just Drow it! "Ciò che è stato fatto non può essere disfatto. Ciò che non ci ha ucciso ci ha reso più forti. I sogni che ci hanno illuso ci muoiono dentro." |
Modificato da - Aerendill in data 22 agosto 2005 13:37:51 |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 03 ottobre 2005 : 13:50:48
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giorno di festa di Christina Rossetti
Il mio cuore è un uccello cantore Che ha fatto il nido su un ramo lucente Il mio cuore è un albero di melo Che si piega sotto i frutti maturi Il mio cuore è una barchetta arcobaleno Che naviga su un mare sereno Anzi, ancora più felice è il mio cuore Perché il mio amore è venuto da me.
Innalzatemi un palco di seta e di piume Ornatelo d'ermellino e drappi di porpora Scolpiteci colombe e melagrane E piume di pavone dai cento occhi Intagliateci grappoli d'oro e d'argento E foglie e gigli splendidi Perché il giorno della mia festa è arrivato, il mio amore è venuto da me.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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AmonSûl
Sveltamente
Nowhere Land
4501 Messaggi |
Inserito il - 20 ottobre 2005 : 19:51:18
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Il Balr l'ha messa in chat asincrona... per una volta non gli dico di spostare il post se vuole tenerlo perchè ha fatto bene ed era un dolce canto autunnale da cantare ad una persona a noi tutti cara...
Ma vorrei riportarla anche qui, perchè l'ho trovata molto molto bella...
Ottobre
O dolce mattina d'ottobre silente le tue foglie son pronte a cadere; se domani il vento sarà battente tutte le farà volare. Da sopra il bosco i corvi già si chiamano domani si riuniranno per partire. O dolce mattina d'ottobre silente, rallenta le ore di questa giornata, facci sembrare il giorno meno breve. Ai cuori non dispiace essere illusi, illudili dunque, come tu sai fare; fai volare una foglia al mattino; un'altra foglia fai volare a mezzodì; una dai nostri alberi, un'altra da laggiù; ritarda il sole con la nebbia alla vista incanta la terra con l'ametista. Piano, piu' piano! per amore dell'uva, per lei se non altro, i suoi pampini dal gelo son bruciati i suoi grappoli altrimenti andran perduti - per amore dell'uva sul muro dell'orto.
(Robert frost)
CollevEnt [:381] _________ "Tutto ciò che accade, tu lo scrivi", disse. "Tutto ciò che io scrivo accade", fu la risposta. [:115] |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 02 novembre 2005 : 11:57:30
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Ciao Pierpaolo ricordo quando ti ammazzarono... ricordo come eri scomodo....scomodo come solo un grande e vero "puro di cuore" può essere.... ricordo come mi piaceva quel tuo modo di fare da "popolano"...a giocare a calcio nei campetti di Roma.... ricordo come mi piacevano i tuoi racconti e i tuoi film...pieni di cose di ogni giorno e di poesia....mai scontata mai banale...la vita è tutto dicevi ma mai banale...
"e fu sogno vero, fu il vento"
Non mi ricordo se c'era la luna E né che occhi aveva il ragazzo Ma mi ricordo quel sapore in gola E l'odore del mare come uno schiaffo A Pa'
C'era Roma così lontana E c'era Roma così vicina E c'era quella luce che ti chiama Come una stella mattutina
A Pa' A Pa' Tutto passa, il resto va
E voglio vivere come il giglio nei campi Come gli uccelli del cielo campare E voglio vivere come i gigli dei campi E sopra i gigli dei campi volare .
tutto passa e il resto va,solo poche cose restano sempre e tu sei una di quelle. Ciao Pa'
balrog
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 17 novembre 2005 : 17:33:16
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Silma, ecco il "Lord Randal" piemontese di cui parlavamo Domenica scorsa [:)]. Per tutti: posterò quello inglese prossimamente.
- Moger,l'ài tanto male, signura moger - Coz' l'as-to mangià a sinha, cavajer gentil? - Mangià d'un'anguileta, che 'l me cor stà mal. - L'as-to mangià-la tuta, cavajer gentil? - Oh sul che la testeta, signura moger. - Coz' as-to fàit dla resta, cavajer gentil? - L'ài dà-la a la cagneta, signura moger. - Duv'è-lo la cagneta, cavajer gentil? - L'è morta per la strada, signura moger. Mandè ciamè 'l nodaro, che 'l me cor sta mal. - Coz vos-to dal nodaro, cavajer gentil? - Voi fare testamento, o signur nodar. - Coz' lass-to ai to frateli, cavajer gentil? - Tante bele cassinhe, o signur nodar. - Coz' lass-to a tue sorele, cavajer gentil? - Di tanti bei denari, o signur nodar. - Coz' lass-to a lo to padre, cavajer gentil? - La chiave del mio core, o signur nodar. - Coz' lass-to a to mogera, cavajer gentil? - La furca da ampicchè-la, o signur nodar. L'è chila ch' l'ha 'ntossià-me, o signur nodar.
(C. Nigra, Canti Popolari del Piemonte, 1888)
*** *** ***
Moger = moglie Sinha = cena O sul che la testeta = solo la testa Cassinhe = cascine Nodaro = notaio L'è chila ch' l'ha 'ntossià-me = "è lei che mi ha avvelenato".
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 17 novembre 2005 : 18:52:51
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Bellissima Merry! Che cosa meravigliosa il dialetto
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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Elly
Arbusto
Myself
669 Messaggi |
Inserito il - 18 novembre 2005 : 14:29:02
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oggi...una poesia che ho sentito...non so perchè
Di Mario Luzi
Natura
La terra e a lei concorde il mare e sopra ovunque un mare più giocondo per la veloce fiamma dei passeri e la via della riposante luna e del sonno dei dolci corpi socchiusi alla vita e alla morte su un campo; e per quelle voci che scendono sfuggendo a misteriose porte e balzano sopra noi come uccelli folli di tornare sopra le isole originali cantando: qui si prepara un giaciglio di porpora e un canto che culla per chi non ha potuto dormire sì dura era la pietra, sì acuminato l'amore.
LUV! LUV! LUV! |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 20 novembre 2005 : 15:28:46
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Ecco "Lord Randal" con traduzione... scusate il ritardo.
LORD RANDAL
"O where ha you been, Lord Randal, my son? And where ha you been, my handsome young man?" "I ha been at the greenwood; mother, mak my bed soon, For I'm wearied wi hunting, and fain wad lie down."
"An wha met ye there, Lord Randal, my son? An wha met you there, my handsome young man?" "O I met wi my true-love; mother, mak my bed soon, For I'm wearied wi huntin, an fain wad lie down."
"And what did she give you, Lord Randal, my son? And what did she give you, my handsome young man?" "Eels fried in a pan; mother, mak my bed soon, For I"m wearied wi huntin, and fain wad lie down."
"And wha gat your leavins, Lord Randal, my son? And wha gat your leavins, my handsome young man?" "My hawks and my hounds; mother, mak my bed soon, For I'm wearied wi hunting, and fain wad lie down."
"And what becam of them, Lord Randal, my son? And what becam of them, my handsome young man?" "They stretched their legs out and died; mother, mak my bed soon, For I' wearied wi huntin, and fain wad lie down."
"O I fear you are poisoned, Lord Randal, my son! I fear you are poisoned, my handsome young man!" "O yes, I am poisoned; mother, mak my bed soon, For I'm sick at the heart, and I fain wad lie down."
"What'd ye leave to your mother, Lord Randal, my son? What'd ye leave to your mother, my handsome young man?" "Four and twenty milk kye; mother, mak my bed soon, For I'm sick at the heart, and I fain wad lie down."
"What'd ye leave to your sister, Lord Randal, my son? What'd ye leave to your sister, my handsome young man?" "My gold and my silver; mother, mak my bed soon, For I'm sick at the heart, and I fain wad lie down."
"What'd ye leave to your brother, Lord Randal, my son? What'd ye leave to your brother, my handsome young man?" "My houses and my lands; mother, mak my bed soon, For I'm sick at the heart, and I fain wad lie down."
"What'd ye leave to your true-love, Lord Randal, my son? What'd ye leave to your true-love, my handsome young man?" "I leave her hell and fire; mother, mak my bed soon, For I'm sick at the heart, and I fain wad lie down."
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 20 novembre 2005 : 15:51:51
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Traduzione... scusatemi per il "flood" di un post dietro l'altro, è per non fare un "papiro" e non rischiare blocchi mentre scrivo.
LORD RANDAL
"Oh dove sei stato, Lord Randal, figlio mio? Dove sei stato, mio bel giovane?" "Sono stato nel bosco; madre, preparami presto il letto, Ché sono esausto per la caccia, e mi stenderei volentieri."
"E chi vi hai incontrato, Lord Randal, figlio mio? E chi vi hai incontrato, mio bel giovane?" "Oh, vi ho incontrato la mia innamorata; madre, preparami presto il letto, Ché sono esausto per la caccia e mi stenderei volentieri."
"E che cosa ti ha dato, Lord Randal, figlio mio? E che cosa ti ha dato, mio bel giovane?" "Anguille fritte in padella; madre, preparami presto il letto, Ché sono esausto per la caccia e mi stenderei volentieri."
"E chi ha preso gli avanzi, Lord Randal, figlio mio? E chi ha preso gli avanzi, mio bel giovane?" "I miei falconi ed i miei cani; madre, preparami presto il letto, Ché sono esausto per la caccia e mi stenderei volentieri."
"E che ne è stato di essi, Lord Randal, figlio mio? E che ne è stato di essi, mio bel giovane?" "Hanno disteso le zampe e sono morti; madre, preparami presto il letto, Ché sono esausto per la caccia e mi stenderei volentieri."
"Oh, temo che tu sia avvelenato, Lord Randal, figlio mio! Temo tu sia avvelenato, mio bel giovane!" "Oh sì, sono avvelenato; madre, preparami presto il letto, Ché il mio cuore sta male, e mi stenderei volentieri."
"Cosa lascerai a tua madre, Lord Randal, figlio mio? Cosa lascerai a tua madre, mio bel giovane?" "Ventiquattro mucche; madre, preparami presto il letto, Ché il mio cuore sta male, e mi stenderei volentieri."
"Cosa lascerai a tua sorella, Lord Randal, figlio mio? Cosa lascerai a tua sorella, mio bel giovane?" "Il mio oro ed il mio argento; madre, preparami presto il letto, Ché il mio cuore sta male, e mi stenderei volentieri."
"Cosa lascerai a tuo fratello, Lord Randal, figlio mio? Cosa lascerai a tuo fratello, mio bel giovane?" "Le mie case e le mie terre; madre, preparami presto il letto, Ché il mio cuore sta male, e mi stenderei volentieri."
"Cosa lascerai alla tua innamorata, Lord Randal, figlio mio? Cosa lascerai alla tua innamorata, mio bel giovane?" "Le lascio le fiamme dell'inferno; madre, preparami presto il letto, Ché il mio cuore sta male, e mi stenderei volentieri."
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Struggente... in inglese sembra più "aulica".
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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Modificato da - Merry in data 20 novembre 2005 15:54:12 |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 27 novembre 2005 : 17:47:28
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Ecco una molto lunga e secondo me bellissima poesia della Voctorian Age inglese; purtroppo non sono riuscita a trovarne una traduzione ufficiale, ho tentato di tradurla del mio meglio, anche se alcune frasi sono rese in modo molto intuitivo perché costruzioni a me estranee; se chi è più ferrato di me qui vuole correggermi, accomodatevi pure [:-p]
Edgar Allan Poe - The Raven Once upon a midnight dreary, while I pondered, weak and weary, Over many a quaint and curious volume of forgotten lore, While I nodded, nearly napping, suddenly there came a tapping, As of some one gently rapping, rapping at my chamber door. "'Tis some visitor," I muttered, "tapping at my chamber door - Only this, and nothing more."
Ah, distinctly I remember it was in the bleak December, And each separate dying ember wrought its ghost upon the floor. Eagerly I wished the morrow; - vainly I had sought to borrow From my books surcease of sorrow - sorrow for the lost Lenore - For the rare and radiant maiden whom the angels name Lenore - Nameless here for evermore.
And the silken sad uncertain rustling of each purple curtain Thrilled me - filled me with fantastic terrors never felt before; So that now, to still the beating of my heart, I stood repeating, "'Tis some visitor entreating entrance at my chamber door - Some late visitor entreating entrance at my chamber door; - This it is, and nothing more."
Presently my soul grew stronger; hesitating then no longer, "Sir," said I, "or Madam, truly your forgiveness I implore; But the fact is I was napping, and so gently you came rapping, And so faintly you came tapping, tapping at my chamber door, That I scarce was sure I heard you"- here I opened wide the door; - Darkness there, and nothing more.
Deep into that darkness peering, long I stood there wondering, fearing, Doubting, dreaming dreams no mortals ever dared to dream before; But the silence was unbroken, and the stillness gave no token, And the only word there spoken was the whispered word, "Lenore?" This I whispered, and an echo murmured back the word, "Lenore!" - Merely this, and nothing more.
Back into the chamber turning, all my soul within me burning, Soon again I heard a tapping somewhat louder than before. "Surely," said I, "surely that is something at my window lattice: Let me see, then, what thereat is, and this mystery explore - Let my heart be still a moment and this mystery explore; - 'Tis the wind and nothing more."
Open here I flung the shutter, when, with many a flirt and flutter, In there stepped a stately raven of the saintly days of yore; Not the least obeisance made he; not a minute stopped or stayed he; But, with mien of lord or lady, perched above my chamber door - Perched upon a bust of Pallas just above my chamber door - Perched, and sat, and nothing more.
Then this ebony bird beguiling my sad fancy into smiling, By the grave and stern decorum of the countenance it wore. "Though thy crest be shorn and shaven, thou," I said, "art sure no craven, Ghastly grim and ancient raven wandering from the Nightly shore - Tell me what thy lordly name is on the Night's Plutonian shore!" Quoth the Raven, "Nevermore."
Much I marvelled this ungainly fowl to hear discourse so plainly, Though its answer little meaning- little relevancy bore; For we cannot help agreeing that no living human being Ever yet was blest with seeing bird above his chamber door - Bird or beast upon the sculptured bust above his chamber door, With such name as "Nevermore."
But the raven, sitting lonely on the placid bust, spoke only That one word, as if his soul in that one word he did outpour. Nothing further then he uttered- not a feather then he fluttered - Till I scarcely more than muttered, "other friends have flown before - On the morrow he will leave me, as my hopes have flown before." Then the bird said, "Nevermore."
Startled at the stillness broken by reply so aptly spoken, "Doubtless," said I, "what it utters is its only stock and store, Caught from some unhappy master whom unmerciful Disaster Followed fast and followed faster till his songs one burden bore - Till the dirges of his Hope that melancholy burden bore Of 'Never - nevermore'."
But the Raven still beguiling all my fancy into smiling, Straight I wheeled a cushioned seat in front of bird, and bust and door; Then upon the velvet sinking, I betook myself to linking Fancy unto fancy, thinking what this ominous bird of yore - What this grim, ungainly, ghastly, gaunt and ominous bird of yore Meant in croaking "Nevermore."
This I sat engaged in guessing, but no syllable expressing To the fowl whose fiery eyes now burned into my bosom's core; This and more I sat divining, with my head at ease reclining On the cushion's velvet lining that the lamplight gloated o'er, But whose velvet violet lining with the lamplight gloating o'er, She shall press, ah, nevermore!
Then methought the air grew denser, perfumed from an unseen censer Swung by Seraphim whose footfalls tinkled on the tufted floor. "Wretch," I cried, "thy God hath lent thee - by these angels he hath sent thee Respite - respite and nepenthe, from thy memories of Lenore: Quaff, oh quaff this kind nepenthe and forget this lost Lenore!" Quoth the Raven, "Nevermore."
"Prophet!" said I, "thing of evil! - prophet still, if bird or devil! - Whether Tempter sent, or whether tempest tossed thee here ashore, Desolate yet all undaunted, on this desert land enchanted - On this home by horror haunted- tell me truly, I implore - Is there - is there balm in Gilead? - tell me - tell me, I implore!" Quoth the Raven, "Nevermore."
"Prophet!" said I, "thing of evil - prophet still, if bird or devil! By that Heaven that bends above us - by that God we both adore - Tell this soul with sorrow laden if, within the distant Aidenn, It shall clasp a sainted maiden whom the angels name Lenore - Clasp a rare and radiant maiden whom the angels name Lenore." Quoth the Raven, "Nevermore."
"Be that word our sign in parting, bird or fiend," I shrieked, upstarting - "Get thee back into the tempest and the Night's Plutonian shore! Leave no black plume as a token of that lie thy soul hath spoken! Leave my loneliness unbroken!- quit the bust above my door! Take thy beak from out my heart, and take thy form from off my door!" Quoth the Raven, "Nevermore."
And the Raven, never flitting, still is sitting, still is sitting On the pallid bust of Pallas just above my chamber door; And his eyes have all the seeming of a demon's that is dreaming, And the lamplight o'er him streaming throws his shadow on the floor; And my soul from out that shadow that lies floating on the floor Shall be lifted - nevermore!
Edgar Allan Poe - Il Corvo
Una volta su una mezzanotte fosca, mentre io meditavo, fiacco e stanco, Su un volume molto strano e curioso di nozioni dimenticate, Mentre il mio capo vacillava, quasi appisolandomi, improvvisamente venne un colpetto, Come se qualcuno gentilmente bussasse, bussasse alla porta della mia camera. "C'è un visitatore", mormorai, "che bussa alla porta della mia camera - Solo questo, e nulla più."
Ah, distintamente lo ricordo era nel pallido Dicembre, E ciascuna bragia morente separatamente lavorava il suo fantasma sul pavimento. Intensamente desideravo l'indomani; - vanamente mi ero sforzato di prendere in prestito Dai miei libri consolazione del dolore - dolore per la perduta Lenore - Per la rara e splendente fanciulla che gli angeli chiamano Lenore - Senza nome qui per sempre.
Ed il serico triste incerto frusciare di ciascuna cortina purpurea Mi fece rabbrividire - mi riempì di fantasmagorici terrori mai provati prima; Così che adesso, per quietare il pulsare del mio cuore, io ristavo ripetendo, "C'é un visitatore che supplica d'entrare alla porta della mia camera - Qualche visitatore ritardatario che supplica di entrare alla porta della mia camera; - Quest'é, e nulla più".
Immediatamente il mi animo s'ergeva più forte; non esitando dunque più a lungo, "Sir, "dissi, "O Madam, sinceramente il vostro perdono imploro; Ma è che mi stavo appisolando, e così gentilmente veniste a bussare, così debolmente veniste battendo, battendo alla porta della mia camera, Che a stento fui sicuro d'avervi udito" - qui splancai la porta; - Tenebra ivi, e nulla più.
L'abisso in quell'oscurità fissando, a lungo stetti lì meravigliandomi, spaventandomi, Dubitando, Sognando sogni che mai mortale mai osò sognare prima; Ma il silenzio non fu rotto, e l'immobilità non didede segno, E l'unica parola lì detta fu la sussurrata parola, "Lenore?" Questo sussurrai, ed un'eco mormorò di rimando la parola, "Lenore!" Semplicemente questo, e nulla più.
Voltandomi indietro nella camera, tutto il mio animo bruciando in me, Presto udii di nuovo qualcosa bussare più forte di prima. "Sicuramente" dissi, "sicuramente c'è qualcosa alla grata della mia finestra: vediamo, allora, cosa c'è, ed esploriamo questo mistero - Stia quieto un momento il mio cuore ed esploriamo questo mistero; - è il vento e nulla più."
Qui spinsi spalancandola l'imposta, dove, con gran sbattere ed agitare d'ali, venne a zampettare un maestoso corvo dei giorni santi d'un tempo; Non fece il minimo gesto d'ossequio; non un attimo egli ristette o si posò; Ma, con atteggiamento di lord o di lady, s’appollaiò sopra la porta della mia camera – S’appollaiò su un busto di Pallade giusto sopra la porta della mia camera – S’appollaiò, e sedette, e nulla più.
Allora quell’uccello d’ebano distrasse la mia triste fantasia nel sorridere, Con il grave ed austero decoro dell’ espressione che indossava. “Quantunque il tuo cimiero sia tagliato e raso, tu” dissi “sei certo non un codardo, Spettrale fosco ed antico corvo errante dalla Notturna sponda – Dimmi qual è il tuo nobile nome sulla sponda della Notte Plutoniana!” Disse il Corvo, “Mai più.”
Molto mi meravigliai che questo goffo uccello udisse discorso così chiaramente, Quantunque la sua risposta poco significasse – spinta da poca rilevanza; Poiché noi non riusciamo ad accettare che esseri non umanamente vivi esistano Anche chi già benedetto dal vedere un uccello sulla porta della sua camera – Un uccello od una bestia sul busto scolpito sulla porta della sua camera, Con un nome come “Mai più”
Ma il corvo, sedendo in solitudine sul placido busto, disse solo Quell’unica parola, come se l’animo suo in quell’unica parola si fosse riversato. Nulla in aggiunta dunque proferì – non una penna ancora mosse – Finché io a mala pena più che sussurrando, “altri amici se ne son volati via prima – Nel domani egli mi lascerà, come le mie speranze se ne sono volate via prima.” Allora l’uccello disse, “Mai più”
Trasalii all’immobilità violata dalla risposta così a proposito proferita, “Senza dubbio” dissi, “quel ch’egli dice è il suo unico pezzo, Colto da un infelice maestro che uno spietato Disastro Seguì veloce a seguì più veloce finché le sue canzoni sprigionarono un ritornello – Finché i canti di lamento della sua Speranza che malinconicamente è bruciata sprigionarono Di “Mai – mai più” Ma il corvo ancora distrasse la mia fantasia nel sorriso, Diritto io rotolai una sedia imbottita di fronte all’uccello, ed al busto e alla porta; Allora sprofondando nel velluto, io affidai me stesso al collegare Fantasia in fantasia, pensando cosa questo ominoso uccello dei tempi antichi – Questo fosco, rozzo, spettrale, magro ed ominoso uccello dei tempi antichi Significasse nel gracchiare “Mai più”
Io seduto con questo m’impegnavo congetturando, ma non una sillaba rivolgendo All’uccello i cui occhi fieramente ora bruciavano nell’intimo del mio petto; Questo ed altro sedetti indovinando, con la testa reclinata in riposo Sulla stoffa di velluto del cuscino che la luce della lampada guardava cupidamente, Ma la cui stoffa di velluto viola con la lampada che osserva cupidamente, Lei non calcherà, ah, mai più! Allora mi sembrò che l’aria si facesse più densa, profumata da invisibili incensieri Dondolati da Serafini i cui passi tintinnavano sul pavimento trapuntato. “Disgraziato” gridai, “il tuo Dio ti ha dato in prestito – dai suoi angeli egli ti ha mandato Quiete – quiete e nepente, dai ricordi di Lenore: Bevi, oh bevi questa gentile nepente e dimentica questa perduta Lenore!” Disse il Corvo, “Mai più”
“Profeta!” dissi, “creatura del diavolo! – profeta ancora, se uccello o demonio! – Se il Tentatore ti ha mandato, o se la tempesta ti ha scagliato qui a riva, Afflitto già ed intrepido, su questa deserta landa incantata – In questa casa dall’orrore cacciata – dimmi sinceramente, t’imploro – C’è – c’è balsamo in Gilead? – dimmi – dimmelo, t’imploro!” Disse il Corvo, “Mai più”
“Profeta!” dissi, “creatura del diavolo – profeta ancora, se uccello o demonio!” Per quel Cielo che si china su di noi – per quel Dio che entrambi adoriamo – Di’ a quest’anima gravata dal dolore se, entro il distante Ade, Abbraccerà una consacrata fanciulla che gli angeli chiamano Lenore – Abbraccerà una rara e fulgente fanciulla che gli angeli chiamano Lenore.” Disse il Corvo, “Mai più”
“Sia quella parola il nostro cenno nel dipartire, uccello o demonio” gridai, balzando in piedi – “Torna indietro nella tempesta e sulla sponda della Notte Plutoniana! Non lasciare piume nere come segno che ha detto questa menzogna la tua anima! Lasciamo la solitudine ininterrotta! – abbandona il busto sopra la mia porta! Tieni il tuo becco fuori dal mio cuore, e tieni la tua forma fuori dalla mia porta!” Disse il corvo, “Mai più”
Ed il Corvo, senza mai fare un movimento, ancora sta seduto, ancora sta seduto Sul pallido busto di Pallade sopra la porta della mia camera; Ed i suoi occhi hanno intero il sembiante di quelli d’un demonio che stia sognando, E la luce della lampada su di lui ondeggiando ne getta l’ombra sul pavimento; E la mia anima fuori da quell’ombra che giace fluttuando sul pavimento Non sarà risollevata – mai più!
Naturalmente l'originale è tutt'altra cosa, mi è stato impossibile renderne il suono meravigliosamente evocativo.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 28 novembre 2005 : 17:39:40
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Fa sempre il suo effetto, Il Corvo... A me piace anche questa
Eldorado
Gaily bedight A gallant knight In sunshine and in shadow, Had journeyed long, Singing a song, In search of Eldorado.
But he grew old - This knight so bold - And o'er his heart a shadow Fell, as he found No spot of ground That looked like Eldorado.
And, as his strenght Failed him at lenght He met a pilgrim shadow - "Shadow", said he, "Where can it be - This land of Eldorado?"
"Over the Mountains Of the Moon, Down the Valley of the Shadow, Ride, boldly ride", The shade replied - "If you seek for Eldorado!"
E. A. Poe, 1849
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Riccamente adorno Un valente cavaliere Alla luce del sole e nelle tenebre Aveva viaggiato a lungo, Cantando una canzone, Alla ricerca d'Eldorado.
Ma diventò vecchio Questo sì audace cavaliere - E sul suo cuore un ombra Cadde, ché non trovò Alcun angolo di terra Che somigliasse all'Eldorado.
E quando le sue forze Vennero meno infine Incontrò un'ombra pellegrina - "Ombra", disse, "Dove mai sarà - Questa terra d'Eldorado?"
"Oltre i Monti Della Luna, Giù nella Valle dell'Ombra, Cavalca, cavalca fiero", L'ombra rispose - "Se cerchi l'Eldorado!"
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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Modificato da - Merry in data 28 novembre 2005 17:50:54 |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 02 dicembre 2005 : 18:08:06
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In chat asincrona c'erano delle poesie di Trilussa. Ce ne sono tante di belle, come questa per esempio:
La Tigre
E' mezzanotte e c'è la luna piena. Una Tigre e una Jena escheno dalla tana e vanno in giro co' la speranza de trovà da cena. Ma se guardeno intorno e nun vedono gnente. "Aspetteremo che se faccia giorno;" pensa la Tigre rassegnatamente. - Però - dice - se sente un fru-fru tra le piante... - Chi c'è? Una donna? E che farà a quest'ora? - Aspetterà un amante... - Cammina con un'aria sospettosa... - Quarche cosa c'è sotto... - Certamente c'è sotto quarche cosa. Cià un fagotto... lo posa... - E' una pupazza... - Ma che pupazza! E' 'na cratura viva! Pare che chiami mamma! E mò? L'ammazza! E' la madre!... Hai capito? - Come? la madre?! Verginemmaria! -
La Tigre spaventata scappa via e la Jena cià un occhio innummidito...
(Trilussa)
H is for "hurry" E is for "ergent" L is for "love me" and P is for "p - p - please, heelp!!"
Mitakuye oyasin!
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