Da "La Repubblica.it" <www.repubblica.it>
26/07/2001
Intervista
a un ispettore dei Gom, il gruppo operativo della polizia penitenziaria. "Mai visto tanto dolore" "A Bolzaneto era la celere a pestare i prigionieri" di CLAUDIA FUSANI |
ROMA - "Ce li consegnavano pestati, sanguinanti, qualcuno piangeva, altri urlavano, altri ancora erano impietriti dalla paura e con gli occhi pesti. Un ragazzo straniero aveva i testicoli rotti dai calci, mi sembrava fosse tedesco, non ho mai visto tanto dolore sulla faccia di una persona. Ma noi non c'entriamo nulla: portavamo quei ragazzi in carcere così come ci arrivavano dai gabbioni della polizia. Due li abbiamo ricoverati in ospedale". Intende dire che i fermati erano stati ridotti in quelle condizioni dalla polizia? "Io non ho visto pestaggi con i miei occhi ma neppure potevo visto che stavo sempre chiuso dentro l'ufficio matricola. Spesso mi affacciavo nel corridoio che portava ai gabbioni della polizia distanti almeno cinquanta metri dal mio ufficio, sentivo urli e pianti dal fondo della palestra, ma non potevo vedere". Cori e inni a Pinochet? "No, sentivo urlare. Ma non so dire perché. C'era tanta gente e tanta confusione. Era una situazione molto particolare. Bisognava esserci per capire. Gli arrestati sono stati 288 ma da Bolzaneto, in tre giorni, sono passate più di 500 persone: molti sono stati mandati via dopo ore di fermo. Erano finiti lì per sbaglio". L'ispettore Paolo Tolomeo è in forza al Gom, il gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, il reparto scelto del Dap che secondo alcuni poliziotti sono stati "i veri aguzzini" di quel lager chiamato Bolzaneto, la caserma del sesto reparto mobile della polizia di stato. Ispettore, lei era in servizio a Genova durante il G8? "Io sono stato in servizio alla caserma Bolzaneto dalla mattina del giorno 17 a mezzogiorno di lunedì 23 luglio. E per tre giorni, venerdì, sabato e domenica non sono mai smontato dal servizio se non per un paio d'ore". Dunque un testimone diretto. Un poliziotto accusa il suo reparto, il Gom, di essere stato il vero responsabile dei macelli a Bolzaneto. "Dare la colpa alla polizia penitenziaria è spesso la cosa più facile. Ora le spiego perché quello che dice l'agente di ps è tecnicamente impossibile". Dica. "Il Gom e gli agenti della polizia penitenziaria sono stati inviati a Genova, in tutto duecento persone, con l'unico incarico di provvedere alla immatricolazione e traduzione dei detenuti. Noi non siamo mai stati impiegati in ordine pubblico per strada e a Bolzaneto, territorio della polizia di stato. Avevamo il divieto di occuparci dei fermati. Noi li prendevamo in carico dopo ore che stavano ammassati in trentaquaranta dentro i gabbioni. Da noi arrivavano dopo l'identificazione e quando l'ufficiale di polizia giudiziaria aveva scritto il verbale di arresto. A quel punto passavano all'immatricolazione, si comunicava in quale carcere sarebbero andati a finire e venivano sottoposti a visita medica". Dunque non c'erano contatti o zone miste fra voi e la polizia? "Assolutamente no. Direi quasi che c'era una specie di limite invalicabile, territoriale e professionale". E' difficile immaginare quello che dice visto che eravate tutti nello stesso ambiente, molto grande ma pur sempre lo stesso edificio. "Dentro la grande palestra della caserma sono stati costruiti, apposta per il G8, nove gabbioni, celle con tanto di sbarre, tutte in dotazione della polizia e tutte destinate a trattenere i fermati prima dell'immatricolazione. La polizia penitenziaria aveva altri due gabbioni accanto all'infermeria gestita da tre medici e sei infermieri. Qui i giovani ormai arrestati aspettavano per andare verso le carceri di Alessandria e Pavia. E qui, solo qui, noi della polizia penitenziaria potevamo entrare". Quanto tempo passava dall'arrivo dei fermati a Bolzaneto al passaggio all'ufficio matricola, cioè sotto la vostra giurisdizione? "Dipende, in certi momenti, venerdì pomeriggio, sabato pomeriggio e sabato notte, anche ottonove ore. I blindati della polizia scaricavano trenta, quaranta persone per volta". Numeri che raccontano veri e propri rastrellamenti. "I numeri sono questi". Un giovane arrestato dice che agenti della polizia penitenziaria si sono infilati guanti neri imbottiti e hanno picchiato per un'ora. "Noi non avevamo guanti neri, solo quelli bianchi di lattice". Una ragazza ha raccontato di essere stata minacciata di stupro dai Gom. "I Gom in servizio a Bolzaneto erano sei per turno. Gli altri erano normali agenti di polizia penitenziaria e addetti al servizio traduzioni". Lei è mai entrato in un gabbione? "Nei nostri. Per quello che ci riguarda abbiamo offerto acqua, sigarette e cercato di tirarli un po' su di morale. Qualcuno sarà stato anche un duro ma i più sembravano ragazzini morti di paura". Vi accusano di perquisizioni violente, ad esempio piercing strappati dal naso e capelli lunghi rasati di colpo. "I piercing sono stati tolti con la pinzetta dal medico. Così come i braccialetti di spago ai polsi sono stati tagliati con le forbici. Capisco che anche queste sono violenze ma il regolamento penitenziario impone di non portare in cella certe cose". Perché vi accusano? "I ragazzi avranno confuso le divise. La polizia cerca di scaricare su di noi ma siamo gli unici a non aver fatto nulla" (27 luglio 2001) |