From: Francesco (Luca) Basile <basile@ms.fci.unibo.it>
To: <lilliput-bologna@yahoogroups.com>
Sent: Tuesday, July 24, 2001 12:40 PM
Subject: [lilliput-bo] la nostra testimonianza
Relazione del gruppo di affinità (Nodo Bologna - Rete Lilliput)
La citta' dell'assurdo.
Eravamo in Piazza Manin all'appuntamento con gli altri gruppi di affinità,
il cui obiettivo era di fare un sit-in dinamico, contrapponendo alla zona
rossa un altro mondo possibile di luci, colori e suoni. La manifestazione
percorre cantando e ballando via Assarotti, fino a raggiungere le immediate
vicinanze del cordone di polizia a difesa della barriera. Ci sono molte
persone in via Assarotti che continuano a ballare e cantare, ragazzi molto
giovani e persone di una certa età. Passa il Pink block a margine e sfila
nell'adiacente piazza Marsala. La polizia li segue. Rimaniamo ferma in
sit-in per un po', finchè si decide di lasciare il sit-in per tornare alla
piazza tematica della Rete Lilliput.
Notizie dal centro stampa dei magazzini del cotone: gruppi di violenti,
vestiti di nero (i "black block"), stanno salendo verso piazza Manin,
la
piazza della non violenza. Ad un certo punto compaiono poche avanguardie,
poco dopo altri, ma in tutto non più di qualche decina. Dopo un breve giro
di consultazione, decidiamo di contrapporci in modo non violento, per
impedire che intrappolino i restanti pacifisti presenti lungo via
Assirotti. La strada è praticamente cieca, tranne due vicoli, e la
famigerata grata laggiù in basso. Ci schieriamo in fila, siamo circa un
centinaio, con le mani bianche alzate, e iniziamo la trattativa. Interviene
anche Don Oreste Benzi. I black capiscono, promettono di cambiare
direzione. Applauso liberatorio. I black proseguono quindi in via
Armellini, tranne poche retroguardie che arrivano trafelate. Mentre
l'elicottero ci osserva da pochi metri di altezza, vengono lanciati i primi
lacrimogeni lontano, in mezzo alla piazza. I pochi black rimasti indietro
fuggono lasciando la piazza; passa qualche decina di secondi (forse 30),
durante i quali restiamo in fila, con le mani bianche alzate e bene in
vista. A questo punto ci sommerge una pioggia di lacrimogeni, i pacifisti
non violenti si ritraggono. La polizia sfruttando il panico indotto dai
lacrimogeni si scaglia su di noi, spara ancora lacrimogeni, ad altezza
uomo, ed a questo punto tutti scappano in ordine sparso. Quindi si consuma
l'incredibile: le botte piovono su tutti quelli che si sono accucciati,
confidando in un qualche raziocinio dell'azione della polizia. Alcuni di
noi (Giovanni, Elisabetta, Luca B., Roberto) restano fermi con le mani
bianche alzate. Giovanni ed Elisabetta vengono comunque colpiti, prima in
piedi e poi a terra. Gli agenti si accaniscono soprattutto su Elisabetta.
Altre persone intorno subiscono lo stesso trattamento, persino una signora,
che mostrando il tesserino dice di essere parlamentare europeo. C'è un
ferito a terra, non e permesso avvicinarsi. E' presente almeno una persona
che indossa la fascia tricolore, ma sembra non avere la situazione sotto
controllo. I poliziotti non lo ascoltano.
Chi di noi sta tentando di allontanarsi lungo via Assarotti continua ad
essere incalzato da grossi lacrimogeni lanciati a mano da pochi metri. Si
cerca rifugio in un vicolo in salita, tra via Assarotti e corso Armellini.
Siamo in due del gruppo (Mattia e Paolo P.), più una ragazzina in lacrime
per i lacrimogeni, una signora sulla sessantina, un gruppetto di
spaventatissimi stranieri. Con cautela usciamo su via Armellini, già
devastata, e tutti in gruppo, a mani alzate, ci dirigiamo verso la piazza
ormai invasa dalle forze dell'ordine. In un vicolo cieco un gruppetto
terrorizzato se ne sta rintanato al riparo dalle cariche. Un poliziotto
urla verso di noi. Chiediamo ai poliziotti COSA FARE per evitare il
pestaggio. Chiediamo DOVE ANDARE... "Affanculo", ci risponde un agente
urlando nella maschera antigas. Un suo collega sta ammanettando con le
stringhe di plastica un giovane, che però non è sicuramente un black. Poi
colpisce al viso un altro giovane, che rimane immobile sull'asfalto.
Finalmente ci dicono di defluire su un lato. Lentamente, senza fidarci
troppo, ci allontaniamo, e ci riuniamo, in salvo.
La prima preoccupazione è ora sapere cosa è successo in fondo a via
Assarotti, e telefoniamo ai nostri amici. Ci dicono di essere scappati in
tempo, verso piazza Villa. Ci preoccupiamo, perché i black sono andati
proprio da quella parte. Decidiamo di andare da loro per guidarli fuori
dalle zone calde. Loro sono appena arrivati da Bologna e non conoscono la
città. Il tragitto verso piazza Villa ci lascia senza parole. Distruzione
ovunque. Ma la cosa incomprensibile è vedere gruppi di 10-15 black (o
presunti tali) riposarsi tranquillamente ai lati della strada, in via
Caffaro, in piazza Villa. Non c'è traccia di polizia, ora. Ci riuniamo agli
amici e, terrorizzati, torniamo a piazza Manin passando per le stradine
sulle collina.
Bilancio? Giovanni ed Elisabetta malmenati mentre erano accucciati a terra,
tutti noi intossicati dai gas, scene di violenza spaventosa che ancora
turbano molti di noi, con incubi e angoscia quando il pensiero torna a quei
giorni.
E la delusione di chi pensava di poter portare il proprio messaggio di non
violenza.
Dopo la documentazione, le nostre impressioni: non possiamo evitare di
pensare che i conti non tornino, che ci sia qualcosa di aberrante nelle
strategie delle forze dell'ordine. Perché questa valanga di teppisti è
arrivata fino a noi? Perché ha continuato a scorrazzare per tutti i
quartieri fino a sera? Come si giustifica la violenza delle forze
dell'ordine su persone inermi a mani alzate, in un luogo dedicato alla non
violenza?
Basile Luca
Berlini Marcello
Bonoli Mattia
Cerrina Roberto
Coralli Marco
Guarguaglini Giovanni
Maiolini Elisabetta
Nerozzi Paolo
Patruno Paolo
Reggiani Luca