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balrog
Rossosaggio
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Inserito il - 24 febbraio 2004 : 13:26:24
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Comincio oggi questo topic particolarmente complicato e foriero di divergenze sull'analisi dell'opera tutta del Nostro. Discussione che ancor oggi è accesa e animata.
Un'immagine deformata di tolkien e della sua opera è circolata e circola tuttora in Italia e qualche volta all'estero. E'un immagine originale,che non proviene dal semplice fraintendimento di suoerficie e dalla disinformazione,ma possiede una fisionomia ben precisa ,elaborata nell'ambito della principale corrente di critica letteraria che da noi si è occupata di Tolkien. Il disinteresse che ha accompagnato per molti anni l'opera presso i critici è bastato a diffondere e accreditare la "mitologia tolkeniana".
Per discutere i motivi dominanti della "trasfigurazione"critica di Tolkien partiamo dall'analisi del testo che rappresenta l'episodio più saliente di questa vicenda critica : l'INTRODUZIONE di Elemire Zolla all'edizione italiana del RING. Saliente per il rilievo editoriale nonchè perchè la prima critica in ambiente letterario che ne ha poi influenzato il prosieguo. Partendo da esso è possibile enucleare un modello cocettuale di tutte le cosiddette "interpretazioni Tradizionali" che costituiscono l'aspetto critico-letterario della mistificazione tolkeniana.
Ma che cosa sono queste "interpretazioni Tradizionali"???
Vengono definite "Tradizionali" una serie di interpretazioni accomunate dal promuovere una lettura simbolica dell'opera di Tolkien,tale da riportare alla luce il contenuto mitico extra testuale che in essa verrebbe riproposto sotto forma di narrazione. Cioè questa simbologia rimanderebbe per una sorta di affinità elettiva alle dottrine storico-religiose di autori quali Mircea Eliade e Julius Evola (e altri). Per questa critica in Tolkien vi sarebbe una sorta di anticipazione ideale e poetica della critica al mondo moderno che autori come quelli citati avrebbero espresso,l'affermazione di un bisogno spirituale di archetipi e miti collettivi cui risponderebbero il richiamo a un medioevo cristiano e "celtico" portatore di valori etici dimenticati,come la cavalleria e l'onore,e,in generale,la rivalutazione di miti quali "il sangue nobile" ,quello del "re taumaturgo",quello più in generale di una società non democratica e organizzata in caste. In bse a questo accostamento,l'opera di Tolkien viene presentata come una vera e propria risposta al bisogno di "Sacro" del nostro mondo secolarizzato. (continua...per mancanza di tempo...)
bal
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Modificato da - balrog in Data 24 febbraio 2004 13:55:41
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balrog
Rossosaggio
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Inserito il - 25 febbraio 2004 : 14:00:33
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(continua)
Torniamo all'INTRODUZIONE di Zolla....
La sua caratteristica più appariscente sono i vertiginosi accostamenti a un ampio repertorio letterario,mitico e dottrinale con la conseguente presenza di "figure irriconoscibili"dei personaggi del libro. Prendiamo Gollum. Chiunque abbia letto il libro apprende con stupore che,nell'universo di Zolla,Gollum
"era un essere attratto verso le radici,gli inizi,verso le profondità in cui covano i semi delle piante.Era dunque dannato alla conoscenza tutta materiale,incapace di comprendere come le forme siano l'ESSENZA (NdR lo ho messo io maiuscolo,per evidenziare ciò che intendevo più sopra)delle cose,come nella foglia e nella radice si sveli l'essenza della pianta,la sua integra figura... ...la forma s'incarna e plasma,non è sprigionata dalla materia (dice goethe),Gollum è al polo opposto,non immagina neppure più che sia l'Imperfetto a rinviare alla Perfezione."
Ritratti come questo rispecchiano fedelmente la tendenza "esoterica" delle interpretazioni Tradizionali,come la loro totale visionarietà io credo. In esse il dato letterario (in questo caso la figura di Gollum) viene completamente trasfigurato in contenuti (inesistenti) cui rimanderebbe simbolicamente. Questi contenuti ,tratti dalle più disparate tradizioni mitiche,vengono dotati di completa autonomia e non più messi in discussione,se non per ribadirne la supremazia addirittura ontologica=termine filosofico che designa lo studio dell''essere' in quanto tale, principio che condiziona le sue determinazioni particolari, che sono oggetto delle singole discipline filosofiche (etica, gnoseologia, politica, fisica ecc) direi. In altre parole: "il mito contiene più realtà della realtà". Al termine di tale processo di "interpretazione" il mondo del testo risulta del tutti irriconoscibile e perde ogni autonomia,venendo ridotto a una funzione di puro involucro.
Questo modo di fare critica letteraria su tolkien (e in primis di Zolla)si può condensare in tre punti fondamentali:
A)Tolkien sarebbe stato un critico di "tempi dediti alla cultura del caos" (frase di Zolla)cioè della "moderna miseria". Ricongiungendo fiaba e religione avrebbe composto un'opera edificante (SIC!!!!!!)per questi tempi oscuri.
B)La crisi della modernità e la prospettiva della sua salvezza sarebbero crittografate nella sua opera mediante la raffigurazione di "archetipi" e valori "perenni". Sarebbe cioè stato suo scopo,infatti,la fondazione di una nuova mitologia, di "un'epopea secondo le regole del genere cavalleresco,uguale alle epopee antiche e ALTRETTANTO VERO (sempre parole di Zolla),intriso di valori della "Tradizione".
C)A capo della simbologia tolkeniana,fitta di riferimenti che loro chiamano addirittura "iniziatici",vi sarebbe l'eterna "lotta tra il Bene e il Male" (si prega di notare le maiuscole) che gli altri scittori fantastici inglesi avrebbero trattato solo in modo sfumato.
A sostegno di questa (assurda) tesi Zolla e i suoi epigoni chiamano al loro fianco un saggio di Tolkien ,"SULLE FIABE",in cui egli avrebbe ribadito le suddette chiavi di lettura contro i critici del suo "escapismo"(=termine significante intrattenimento leggero,puramente ludico in letteratura) letterario,cioè di intenderlo "solo" un romanzo,un racconto.
(continua...per finito tempo)
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Modificato da - balrog in data 26 febbraio 2004 13:13:26 |
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balrog
Rossosaggio
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Inserito il - 26 febbraio 2004 : 13:59:51
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(Continua)
Conviene definirne brevemente il contenuto. Si tratta di un testo derivato da una sua conferenza del 1939. Dedicato alla definizione della fairy-story (fiaba,la trad.non è del tutto simile perchè il cocetto inglese è più vasto ma per il nostro contesto va bene),al problema delle sue origini,al suo principio poetico e ai bisogni a cui essa risponde.
Tolkien rifiuta una definizione restrittiva della fiaba "come storia di fate" o come residuo folklorico del mito; essa al contrario come il mito sarebbe un racconto antico quanto il linguaggio,non specificatamente destinato ai bambini,dall'origine inattingibile,soggetto nel corso dei tempi a contaminazioni. Qui Tolkien afferma che la fiaba non riproduce semplici varianti di contenuti archetipi originari,ma possiede un'"atmosfera" particolare che ne determina l'unicità.
Cosa contraddistingue quindi una fairy-story da un racconto tradizionale??
Tolkien individua nella "magia"il criterio di definizione della fiaba vera e propria e nella fantasy il suo pricipio poetico (notare che per lui la fantasy NON è un genere letterario). La magia per Tolkien è radicata nelle stesse possibiltà del linguaggio,è "la potenza delle parole"che ha il potere di incantare gli oggetti del mondo esterno (stesso concetto ripreso nei libri di Ursula K. LeGuin ,di cui qualche volta ho parlato, relativi al ciclo di EARTHSEA,un esempio di poetica tolkeniana perfetta,vi assicuro come leggere Tolkien). Per scrivere fantasy bisogna rispettare l'orizzonte magico con candore e ingenuità,creando un "mondo secondario" in cui la magia appaia coerente e le vicende appaiano "vere" (ad esempio secondo questa poetica Alice nel Paese delle Meraviglie NON è fantasy). La fantasia,dice,unendo la capacità di immaginare a quella di liberare dal dominio della realtà,presuppone il riconoscimento
"che le cose esistono quali appaiono sotto il sole".
L'arte,in questo senso,non è che una magia buona,che non mira al potere delle cose,ma alla contemplazione del "mondo secondario",in quanto libera creazione dell'uomo. Soddisfa qindi precisi bisogni dell'animo umano.
Primo: "il ristoro". Inteso come recupero di una "visione chiara" e originaria del mondo esterno
Secondo: "l'evasione". Che Tolkien presenta in polemica con i critici dell'"escapismo",come attività POSITIVA,come "l'evasione del Prigioniero" da non mai confondersi con "la fuga del Disertore" (bellissima questa visione,non trovate che esprima il nucleo di questo forum???),dunque una reazione associata a "disgusto,rabbia,repulsione e rivolta" (parole sue),il cui contrario è semmai "l'acquiescienza del Collaborazionista" (ma quanto amo quest'uomo!!!!!).
Terzo: "l'Eucatastrofe" Cioè il bisogno di superare l'angoscia della "fame,sete,dolore,sofferenza fisica,ingiustizia,morte"con la consolazione del "lieto fine" che lui chiama appunto eucatastrofe,visto quindi come requisito essenziale della fiaba. O meglio. Tolkien fa un paragone diretto tra il lieto fine delle fiabe e l'eucatastrofe del cristianesimo. La Fede può gettare una luce diversa sul lieto fine ,farlo apparire come una consolante verità. In questo senso la "subcreazione" letteraria si configura come un riflesso della creazione divina,un gesto di invenzione rivolto alla pura contemplazione del gesto originario di Dio.
(continua)
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Modificato da - balrog in data 26 febbraio 2004 14:06:58 |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
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Inserito il - 27 febbraio 2004 : 14:01:23
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(continua)
In base a tali passaggi la critica Tradizionale (di Destra) ha così attibuito in modo totalmente gratuito a Tolkien una vera e propria sacralizzazione del genere fantastico (e quindi delle sue opere per diretta conseguenza),che andrebbe indagata nella sua trama simbolica alla luce della "verità" della religione. Tolkien invece teneva BEN DISTINTI i pricipi di poetica dall'aspetto religioso che per lui ha diverso oggetto e campo di considerazione. Mentre i primi si riferiscono al significato della fiaba nei suoi contenuti,il corollario religioso si riferisce al significato della "creazione poetica" in quanto tale. Cioè l'ARTE E' UN RIFLESSO DELLA CREAZIONE,questo è fondamentale per capire gli scritti di Tolkien. L'arte soddifa precisi bisogni a prescindere dalla visione religiosa del lettore,anche se un cristiano ve ne potrà scorgere i segni (eucatastrofe),diciamo un riflesso della provvidenza.
Molti altri sono gli esempi di totale discrepanza tra il "mitico-mistico" mondo che si vuole attribuire al Nostro e ciò che in realtà esso è. Due per tutti: L'ambientazione medievale che fu imposta a Tolkien dalla semplice bruttezza mortificante del paesaggio odierno (che lui chiamava il regno-delle-macchine),mancante della poesia e magia necessaria al racconto. Il medioevo immaginario di Tolkien non corrisponde quindi assolutamente a un modello di "ideale cavalleresco" ma incarna lo scenario appropriato per una storia fantastica. Il medioevo tolkeniano (che pure Tolkien avrebbe potuto tranquillamente trattare dal punto di vista storico)da linfa al romanzo sopratutto attraverso suggestioni linguistiche e leggendarie e quindi che ha poco a che fare con un preteso storicismo e rendono impraticabile ogni tentativo di individuare all'interno del romanzo una qualsiasi trama simbolica. La pretesa critica a un mondo "materialista" (ZOLLA) attraverso la sua "religione naturale". L'amore per la natura in effetti traspare a ogni piè sospinto dalle pieghe del romanzo(dagli Ent,al modo di vivere hobbit,ai personaggi da Tom bombadil a Sam-il-giardiniere..etc.),dando vita a un paesaggio naturale "parlante" e animato. Esprimendo con esso però un desiderio di comunicazione più reale e compiuto tra esseri e creature naturali (siano essi uomini,piante o cose)non come rifiuto di una inesistente "dark ages" moderna ma come una più compiuta immagine spirituale unitaria della TdM (come in altre occasioni ho avuto modo di dire),cioè appunto una "religione naturale".
Vi sarebbero altre infinite cose da dire ma per concludere questo lungo scritto (per ora) vorrei fare questo unico inciso.
L'"INTRODUZIONE" di Zola ha costituito un modello sia dal punto di vista dei contenuti che da quello della mistificazione del testo. Sostituiva infatti (nella sola edizione italiana)una "prefazione" dello stesso Tolkien,in cui respingeva ogni interpretazione allegorica dell'opera. Ma se si confrontano le caotiche speculazioni del "predicatore" Zolla con quanto era scritto in tale prefazione ci si rende conto di trovarsi di fronte a un disegno (politico) ben preciso per il quale le parole di Tolkien sarebbero state un ostacolo insormontabile.
FINE (per fortuna)
BALROG
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Modificato da - balrog in data 27 febbraio 2004 14:07:13 |
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trilly
Laurelin
nell'isola che non c'è !
3022 Messaggi |
Inserito il - 27 febbraio 2004 : 15:17:00
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tu, dopo averlo scritto [:35] e io dopo averlo letto [:50]
e con una certa confusione mentale [:90][:136] mi converra' stamparlo [:137], rilegarlo [:)] e .... magari distribuirlo [:246], cosi' posso rispondere, perche' ora come ora mi e' tutto piuttosto [:13] nebuloso...
al letterato che e' in te un .....[:253][:256]
Trilly
*<>*<>*<>*<>*<>*<>*<>*<>*<>*<>*<>*
"Hana wa sakuraji, hito wa bushi " tra i fiori il ciliegio tra gli uomini il Guerriero
Un brindisi al Samurai che e' in me ....
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 27 febbraio 2004 : 15:27:49
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...si ma allora ditelo!!!... ...così faccio meno fatica...
bal |
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Eärendil
Albero
Polentonia
964 Messaggi |
Inserito il - 27 febbraio 2004 : 15:59:30
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estremamente interessante! se non rispondo subito non vuol dire che non l'ho letto nè? solo che è piuttosto pregno di contenuti e merita di dedicarci del tempo anche solo per comprenderlo ;) |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 01 marzo 2004 : 16:46:44
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...un piccolo inciso sul "perchè" di un'operazione di reclutamento di Tolkien in un'ottica di parte (nello specifico della Destra)...scevro questo commento da QUALSIASI tentazione politica.
La Destra italiana storicamente è sempre stata mancantedi un "retroterra" culturale,ciè di un radicamento nella cultura "sociale" del paese e sempre ha cercato di definirsi di orizzonti culturali che ne definissero il pensiero (e più politicamente le opere)... esempi di questo genere ve ne sono a bizzeffe durante l'epoca fascista (da Marinetti allo stesso d'Annunzio-tra l'altro un simbolista pazzesco basta leggere la Fiaccola sotto il Moggio o La Lupa per rendersene conto e i già citati Evola etc...),altri esempi (più deleteri) ve ne furono durante il Nazismo (solo per spiegare la ricerca di valori culturali da presentare...)
Certo non un grande panorama direi (escludendo D'Annunzio e forse forse neppure lui del tutto...)e quindi sempre sono andati alla ricerca di trovare autori che si potessero ricondurre a visioni ad essa assommabili.
Ecco qua il perchè.
Un altro piccolissimo inciso...io non sono d'accordo nel NON leggere prefazioni o commenti di critica,per restare "puri" nella lettura. Io credo sia più giusto leggere nei modi che sono propri,prima,dopo o durante,per rendersi conto delle idee altrui e farsene delle proprie.
Quel che sopra ho scritto non ha nulla di "politico" ma di critica letteraria certamente si.
balrog
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Modificato da - balrog in data 01 marzo 2004 16:50:06 |
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Rosie
Lebid toerin
2010 Messaggi |
Inserito il - 02 marzo 2004 : 11:04:47
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Io non leggo mai le prefazioni... (sono troppo lunghe...[:p]) magari le leggo dopo aver letto il libro, questo perchè spesso si danno "indicazioni" , non dico sul libro, ma magari sull'autore o il periodo, in qualche modo pregiudicano la mia lettura... Nel leggere la prefazione inevitabilmente mi ritrovo col cominciare ad entrare nell'ottica del libro, comincio già ad immaginare cosa mi troverò di fronte e inevitabilmente l amia lettur aprenda una certa piega. Per questo credo che isda, come ogni altro libro dia una emozione diversa a chiunque lo legga, dipende dal periodo in cui lo legge e come lo prende. Ricordo le nostre discussioni sul finale di isda, chi lo considerava triste, chi speranzoso, chi bello, chi commovente, questo dipende dallo stato d'animo della persona, ed è anche lo stesos motivo che ci fa cambiare sentimenti verso un libro letto più volte nel corso degli anni. La prefazione è parte del libro a mio avviso e ti inizia ad un ambiente, può essere utile, anzi utilissimo per "capire" n testo, te lo può far godere meglio... ma come ho detto a mio avviso condiziona inevitabilmente.
Nel caso di ISda non credo di aver letto la prefazione una volta e neanche me la ricordo bene...^___^... penso che in Isda la prefazione inizi con la prefazione di Tolkien che descrive gli annali della contea e la sua storia, quella è la reale prefazione. Isda non è un "libro commerciale" (nessun dispregiativo in questo senso) nel senso che non è strutturato come i romanzi usuali si mostrano. generalmente le prime dieci pagine in un romanzo servono ad entrare nello spirito di tutto il libro, da una parte per farci vedere cosa leggeremo e quindi farci decidere se andare avanti, dall'altra per darci un idea generale sulla quale proseguire. Di solito le prime dieci pagine ci presentano l'amibente, i personaggi, il "mood" della storia, spesso leggiamo dei protagonisti o di un evento che da l'incipt al libro, con isda sappiamo che non è così, se uno legge le prime dieci, venti, 100 pagine, non ha ancora idea di cosa lo aspetti per il resto del libro, infatti molti desistono alla "noia" o abitudine" che pososno provare nella minuziosa e provinciale contea... non vi è in isda un tentativo di spiegare o incitare a leggere gli eventi futuri, è una storia che si evolve solo col tempo della lettura. E' questo che scoraggia i lettori e che fa di isda un percorso "umano", è evidente (ihmo) che nella lettura, noi siamo portati a pensare come hobbit, prima entriamo nel loro mondo tanto simile al nostro , poi come loro, entriamo "là fuori" con la loro stessa curiosità e ignoranza e se dal principio siamo hobbit, col tempo incontriamo personaggi nuovi che incarnano volta in volta ciò che ambiamo o che ammiriamo, torneremo non come Aragorn, Arwen o Gandalf, ma con la visione di loro come "eroi" come personaggi ideali, e muteremo nei nostri limiti come gli hobbit, che tornano alle loro case con qualcosa in più, non più elevati (come odia la "sinistra") ma con possibilità nuove con gli ideali nei nostri cuori. I personaggi di isda, aldilà degli hobbit, a mio avviso non sono personaggi "reali" ma un sogno, per gli hobbit, se stessi in altre condizioni.
Ecco, tornando alla prefazione, se avessi letto un discorso del genere nella prefazione, con ogni probabilità il libro mi avrebbe lasciato un impressione diversa... non mi avrebbe dato quello che mi ha dato.
Aggiungo che se avesse dato a tutti la stessa impressione non avrebbe avuto il successo che ha avuto...^_____^
Tornando invece al possesso di "destra" del testo... mi pare che le cose siano un pò più semplici di quel che pososno apparire. Non credo che i campi hobbit, siano stati troppo "pensati", credo siano capitati... serviva forse un nome da dare a dei campiscuola per bambini, quindi qualcosa di riconducibile all'infanzia e qualcosa che non toccasse la sinistra, abbiamo già detot che la sinistra letteraria riufiutò l'opera di Tolkien, per la fantasia stessa che portava dentro di sè e per alcune figure come i Re, i maghi , gli stregoni e questa divisione classica tra bene e male, nel vuoto lasciato la destra ci ha visto le stesse cose che vedeva la sinistra, le Monarchie, la lotta, la vittoria, la forza la strenua lotta tra bene e male, a prescindere dalle pallose introspezione realiste della sinistra di allora. 2+2 fa la storia d'Italia, nessun mistero a mio avviso, un banale presa di posizioni dettata dalla superficialità dell'epoca e della presunzione dei critici. La cosa peggiore che ha creato è che la sinistra letteraria essendo predominante per l'arte al tempo ha boicottato in Italia il libro, e che la destra agendo in quel modo l'ha relegato all'infanzia. Entrambi gli atteggiamenti sono idioti ed inevitabili, da parte mia, essendo di sinistra condanno di più il mentecattismo e la chiusura ostracista e snobbista della sinistra (comunista![:D][;)]) stessa.
P.s. Gandy, leggendo il tuo post sui geroglifici mi sovveniva molto Battiato![8D]
"Ma è nel carattere della mia gente di meno di quel che pensiamo, temiamo di dire troppo. Quando uno scherzo è fuori posto ci defrauda della parole giuste..."
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 02 marzo 2004 : 13:58:41
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Sono d'accordo con te Rosie su due punti:
1)..."le pallose introspezioni realiste di allora"...la nomenklatura culturale "di sinistra" di allora,almeno quella ufficiale,era veramente molto rigida,ma proprio dalla sinistra stessa molte sono state le spinte al suo superamento...una ragione vi deve essere se gli ambienti progressisti sono sempre stati un terreno fertile per le nuove idee..
2)...e proprio per questo concordo con te sulla dabbenaggine e mentecattismo della sinistra nel trattare Tolkien e la sua opera (ma negli ambienti studenteschi di sinistra questa visione non c'era voglio assicurarti)...lo "snobismo culturale è sempre stato un peccato originale per certi ambienti di sinistra (tipo il PCI di allora)e che ce li rendeva oltremodo invisi.
Un piccolo appunto: i "campi hobbit" non erano affatto un ritrovo per fanciulli e non erano affatto improvvisati,tanto è vero che molti critici della Destra di allora (e di quella attuale aggiungerei ) vi hanno partecipato...è vero che non hanno mai avuto grande risalto (primo perchè Almirante non li sopportava e secondo perchè vi partecipava poca gente) e che spesso diventavano una specie di fiera paesana,ma nelle intenzioni erano una cosa seria.
Ma il mio topic non verteva su una "polemica politica" ma piuttosto su una visione letteraria (del resto il tema della politicizzazione di Tolkien è ormai acqua passata per quasi tutta la critica...tranne la Aspesi!!!)
balrog
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Narya
Entino
Neverland
1871 Messaggi |
Inserito il - 04 marzo 2004 : 21:14:55
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Bene, ora non ho molto tempo, troverò il tempo di rispondere meglio la prossima volta. Diciamo che il discorso del bal, che ho avuto l'onore di udire dalla sua viva voce, è estremamente interessante e mi trova d'accordo. Per quanto riguarda il leggere o meno l e prefazioni, io le leggo (deformazione professionale... [:)]), solitamente prima, ma non mi faccio influenzare, anche perché mi piace leggere diverese interpretazioni e mi piace considerarle come personali, non certo universali. Sono sempre stata convinta che la maggior parte delle volte i critici approfondiscano fin troppo: credo che alcuni scrittori si siano trovati a pensare (o si sarebbero, nel caso le critiche siano postume) "Ma davvero? intendevo questo? Ed io che credevo di aver raccontato solamente un fatto che mi è accaduto o che ho solamente immaginato per il puro piacere di immaginare..." [:D] Infatti, le critiche mi fanno pensare alla psicanalisi pura: voler sviscerare fino all'estremo anche la cosa più piccola (e, nel caso della psicanalisi, volerla ricondurre sempre ad un solo significato.. che poi, secondo me, Freud aveva grossissimi problemi col sesso, poverino, altrimenti non avrebee pensato sempre e solo a quello [:D]... ma questo è un altro argomento), senza capire che spesso è tutto molto più semplice... ma così facendo, forse, sia i critici che gli psicanalisti, sarebbero disoccupati! [:D][:D]
Narya [:177]
*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~ We can be heroes, just for one day |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 05 marzo 2004 : 11:09:24
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...si dice che l'Uomo (e quindi la psicanalisi)si regga su quattro gambe come una sedia:
1) CIBO 2) CIBO 3) SESSO 4) CIBO
qualche volta la terza gamba della sedia cede e l'Uomo si frantuma in terra... (divertente ma istruttivo)
bal
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 26 marzo 2005 : 19:06:09
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L'ntoduzione a ISDA di Zolla mi ha sempre destato un'istintiva antipatia, poichè sembra dare un'interpretazione del tutto simbolica all'opera, ovveo togliere al mondo tolkeniano qualsiasi velleità d'esistenza, mentre Tolkien indicava come condizione sine qua del Mondo Secondario che potesse essere reale, che si dimostrarre reale. Per cui condivido le tue osservazioni, Balrog, sull'assurdità dell'introduzione zolliana, ma se posso permettermi le ho sempre considerate inevitabili, essendo la sospensione della Credenza Primaria qualcosa di estremamente impegnativo per chi non vi sia incline naturalmente e non potremmo mai aspettarci qualcosa del genere da un critico letterario.
N.B. Può sembrare, il mio, un commento alquanto semplicistico e forse lo è veramente, ma il motivo è semplice: ho letto diversi commenti e recensioni riguardanti l'opera di Tolkien e, come detto già magistralmente da Balrog, Zolla ne ha influenzata la maggior parte, se non tutte. Cercare interpretazioni simboliche in un testo fantasy è tipico di chi non è in grado di staccarsi dalla Credenza Primaria e perciò, davanti a cose che la propria ragione rifiuta, non è in grado di proiettarsi nel mondo nel quale avvengono, ma ne cerca una collocazione nel proprio, la quale non può essere che metaforica. Così, una costituzione della società tipica delle fiabe (re, cavalieri, consigli ecc.) diventa una proiezione del rigido medioevo e la presentazione di valori rieccheggianti quelli dei poemi cavallereschi ne deve necessariamente configurare la rielabolazione. Ciò che l'autore intendeva fare, poi, non ha alcuna importanza: importante è ciò che il critico ha bisogno che lui dica. Se la prefazione del libro fosse rimasta quella di Tolkien stesso o fosse stata scritta dal figlio Christopher o da un tolkienano (ben diverso, badate, da un tolkienista, tolkienofilo o fan di Tolkien), probabilmente ne sarebbe scaturito fuori qualcosa di profondamente diverso e profondamente più giusto.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
Modificato da - Silma in data 04 aprile 2005 17:09:40 |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 04 aprile 2005 : 12:51:57
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Brava Silma,molto ben detto. Noto che conosci la critica letteraria e le sue ragioni.
bal |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 04 aprile 2005 : 17:11:10
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[:447]
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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Rosie
Lebid toerin
2010 Messaggi |
Inserito il - 07 aprile 2005 : 10:08:08
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Ringrazio Silma èer aver riportato in luce questo topic che era un attimin caduto... lasciando qualche cnsiderazione sospesa.
Gandalf: Uhm non mi ricordo il tuo pezzo in questione che i ricordava Battiato, si forse è uno scriba...^_^ Battiato per me è qualcunque cosa...[:))] e forse mi è ventuo in moente solo perchè ama scrivere di "mondi lontanissimi"... in questo senso in questo testo (meravilloso!) trovi gli scribi....
Mesopotamia
Lo sai che più si invecchia più affiorano ricordi lontanissimi come se fosse ieri mi vedo a volte in braccio a mia madre e sento ancora i teneri commenti di mio padre i pranzi, le domeniche dai nonni le voglie e le esplosioni irrazionali i primi passi, gioie e dispiaceri. La prima goccia bianca che spavento e che piacere strano e un innamoramento senza senso per legge naturale a quell'età i primi accordi su di un organo da chiesa in sacrestia ed un dogmatico rispetto verso le istituzioni. Che cosa resterà di me? Del transito terrestre? Di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita? Mi piacciono le scelte radicali la morte consapevole che si autoimpose Socrate e la scomparsa misteriosa e unica di Majorana la vita cinica ed interessante di Landolfi opposto ma vicino a un monaco birmano o la misantropia celeste in Benedetti Michelangeli. Anch'io a guardarmi bene vivo da millenni e vengo dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri dall'arte cuneiforme degli Scribi e dormo spesso dentro un sacco a pelo perché non voglio perdere i contatti con la terra. La valle tra i due fiumi della Mesopotamia che vide alle sue rive Isacco di Ninive. Che cosa resterà di noi? Del transito terrestre? Di tutte le impressioni che abbiamo in questa vita?
Detto questo....
Per il Balrog, per i campi hobbit non intendevo improvvisazione nell'organizzazione, ma nel significato, non credo infatti che leggendo isda, Almirante ebbe l'ispirazione per i campi o li trovasse particolamrente adatti, ma osno state scelte dettate da una ricerca anche pubblicitaria, e il resto l'ho spiegato sopra. Il fatto di relegarlo al pubblico d'infanzia è una tipica connotazione di destra di dare le favole ai bambini, perchè poi, si dventa grandi e si deve guardare alle cose "materiali".
Per Silma invece, penso che in isda come il mondo di Tolkien sia stato da lui creato come tu dici, pe essere vero, non parte da una finzione, ma da un mondo "parallelo" reale, solo così ha potuto dare tanta forza al suo "popolo" (gli elfi) e noi sappiamo che era proprio questo che voleva, un mondo reale per far vivere la sua lingua. Sono altresì una sostenitrice dei simbolismi che in Tolkien pervadono il libro, i contenuti. Non quelli di Zolla, che ha fatto il suo mestiere da chirurgo...[:-p] ma qualcosa di più profondo. In ogni sua parte il mondo di Tolkien è reale, ma rappresenta con fatti reali degli ideali e simboli, tant'è che ne stiamo parlando da 50 anni e credo continueremo a farlo, e solo un libro che ha di più di una mera cronistoria di eventi può farlo. In un certo senso, la vita di ciascuno di noi potrebbe essere raccontata con simbolismi perchè la nostra vita è fatta e pregnata da qualcosa di più che il tempo e gli eventi. E' la spiritualità intrinseca nell'uomo che lo porta ad interpretare in chiave divina (ideale e simbolica) in Tolkien non troviamo un simbolo, un interpretazione ma ha il pregio di poterne trovare in ogni frase ed evento. Tolkien ha negato più volte i simbolismi nei suoi scritti, a mio avviso per evitare che ne venisse tratta una realtà esistente mascherata (cosa che è stata tentata troppe volte: comunismo est, rpima e seconda guerramondiale, elfi, americani che non intervengono..etc.) l'unico modo per evitare questo è negare. Ma c'è differenza tra intepretazione e simbolismo, uno può stravolgere un testo, l'altro può solo che arricchirlo.
"...also... I can kill you with my brain" |
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Silma
Ent
Abruzzo
2934 Messaggi |
Inserito il - 07 aprile 2005 : 16:34:47
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Citazione: Messaggio inserito da Rosie
Ma c'è differenza tra intepretazione e simbolismo, uno può stravolgere un testo, l'altro può solo che arricchirlo.
"...also... I can kill you with my brain"
Sono assolutamente daccordo con te. Il problema è che, con Tolkien e generalmente con le fiabe, molti si divertono ad interpretare, pochi a credere. A quel punto, hai ucciso la storia.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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