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trilly
Laurelin
nell'isola che non c'è !
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Inserito il - 11 novembre 2004 : 23:26:13
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"Sognare non sempre è vanità, non sempre invano vorremmo aver ragione di un dolore vero, che non si vuol desiderare pel suo peso; son senza grazia e resistenza e resa; e l'esistere del Male è certa offesa" (J.R.R.Tolkien)
Tempo fa ho letto un saggio sulla fiaba, molto interessante scritto da Tolkien intitolato Albero e Foglia; questo saggio è stato scritto nello stesso periodo in cui si sviluppava il racconto del SdA e per qualche verso sono molto simili, in ambedue sono presenti i "simboli". Pubblicato nel 1947 venne scritto in breve tempo e ad ispirare questo breve saggio fu un pioppo con grandi rami che vedeva dalla camera da letto.
Le fiabe... ma cosa sono le fiabe si chiede Tolkien... fairy fatato, di fate, di racconti fiabeschi, di gnomi, di boschi, di esseri che posseggono arti magiche, si parla anche di destini di cielo e anche dell'inferno....di cavalieri, di dame e di re ma anche di esseri malvagi, di streghe e maghi e di ragni....e anche di bambini, di orchi e di case...
"e finestre che sono occhi di gatto e sopra il tetto, al posto delle tegole, di pipistrelli son disposte le ali"
Ma che cosa sono le fiabe?
A ben guardare forse Tolkien ha scritto la più grande fiaba del mondo Il Signore degli Anelli, e ci sono in effetti tutti gli ingredienti da lui citati nel suo saggio.
Voi cosa ne pensate? Che rapporti avete avuto con le fiabe? Pensate che oggi le fiabe ormai facciano solo sorridere mentre magari noi quando le nostre nonne ci raccontavano le fiabe stavamo con la bocca spalancata e gli occhi stupiti ?
Ma le fiabe ci possono far sognare anche oggi in questo mondo ormai tecnologico che non ha piu' nulla di "fiabesco".... pensate che anche fra cent'anni la fiaba sara' ancora raccontata?
Trilly
* ^ * ^ * ^ * ^ * Guardatevi intorno, il mondo è in mano alle donne normali. Essere insignificanti in quel modo interessante, intelligente, sottile o entusiasticamente generoso, come tante donne di oggi, molte volte è una molla in più per conquistare il mondo.
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Valinor
Albero
741 Messaggi |
Inserito il - 18 novembre 2004 : 14:52:48
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Non so se nel futuro ci sarà ancora la fiaba raccontata....come quella delle nonne, personalmente credo che i bambini, (oggigiorno solo quelli molto piccoli) sono sempre molto affascinati dai racconti, ancor più se accompagnati da illustrazioni. Sono invece convinta che quelle del Maestro saranno eterne e sopratutto adatte a qualsiasi età.
Io sono un autodidatta, nel senso che le fiabe a me non le ha mai raccontate nessuno, la mamma aveva da lavorare, e se trovava il tempo mi descriveva brani della sua vita imperniati sopratutto sul periodo di guerra (ci sarebbe da scriverci un libro, altro che la Ginzburg), papà al massimo mi raccontava di quello che aveva passato da piccolo e anche lui,sopratutto durante la guerra, però a lui piaceva cantarmi pezzi tipo ta-pum, (le parole non le ricordo quasi più faceva più o meno così:"sotto al monte c'è un cimitero ta-pum.Cimitero di noi soldaaaa,ta-pum......, Bella ciao, e altri brani di quell'epoca) tanto meno la mia amata nonna, lei era analfabeta, e se parlava era per dirci quanto eravamo fortunati (noi nipoti) o per lamentarsi di come era cresciuta "scalza e ignuda", di quanto era brutta la guerra e di come era amata dai suoi adorati genitori, (di cui sentiva ancora la mancanza!). Queste erano le mie favole. Quando ho imparato a leggere, mi hanno regalato alcuni libri di fiabe, quasi tutti con le illustrazioni,un incanto. Lì ho iniziato ad avere la passione, (ormai prosciugata) per il disegno, ero bravissima, facevo addirittura le cornicette (con temi vari:fiori,natale etc)intorno alle pagine di quaderno ,per la delizia delle insegnanti. Ma sto andando OT, scusate. Mi auguro che ogniuno di noi conservi quella scintilla, che è la capacità di guardare il mondo con gli occhi di fanciullo, ci servirà, unita all'ironia , ad adattarci meglio o cmq a riprendere fiato nelle situazioni critiche della vita . Non tutte le favole sono con il lieto fine, ma sono pur sempre uno specchio fantastico di quello che potrebbe essere la realtà, e che, con le giuste parole ,"insegnano" la vita ai nostri cuccioli.
Quando guardate il mondo con gli occhi di un bambino,vi siete mai chiesti da dove provengano le cornee? (riflessione shock di Leo-Rat-Man)
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Modificato da - Valinor in data 18 novembre 2004 14:55:44 |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 25 novembre 2004 : 16:00:39
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Ho riletto il saggio, stavolta per intero e non a pezzi sparsi. Tolkien ha voluto restituire alle fiabe la dignità ed il posto che loro spetta tra le opere di alta letteratura. Pare che a tutt'oggi non siamo riusciti ad imparare la lezione, e continuiamo a considerarle nulla più di un balocco da bambini.
"E' vero che in tempi recenti le fiabe sono state abitualmente scritte o <<adattate>> per i bambini. Ma si potrebbe fare la stessa cosa con la musica, la poesia, i romanzi, la storia o i manuali scientifici. E' un procedimento pericoloso, anche quando è necessario. Si salva dal disastro certamente soltanto per il fatto che le arti e le scienze non sono materie relegate in blocco alla stanza dei bambini; all'asilo ed a scuola vengono impartiti soltanto assaggi e cenni sulle cose degli adulti, nella misura in cui sembra adatta ai bambini secondo l'opinone (spesso erronea) degli adulti. Ciascuna di queste materie, se lasciata nel suo complesso incustodita nella stanza dei bambini, verrebbe gravemente danneggiata. Lo stesso accadrebbe a un bel tavolo, a un buon quadro, a uno strumento utile (come un microscopio): verrebbero smontati o rotti, se fossero lasciati senza precauzioni in un'aula scolastica. Le fiabe, bandite a questo modo, tagliate fuori dall'ambito di un'arte pienamente adulta, finirebbero per rovinarsi; e invero, già per il fatto stesso di essere bandite, sono cadute in rovina."
Si è fatto alle fiabe la stessa cosa che fa Lord Farquaad in Shrek: confinate in una palude. (Woah! Una chiave di lettura tolkieniana per Shrek! [:416])
Quindi, anche la nostra fruizione delle fiabe ha sofferto di questa distorsione. Se ne scrivono tuttora, ma sono in gran parte prodotti destinati principalmente ad un pubblico infantile. Non mancano lavori eccellenti, comunque: di ciò che ho letto da bambino e ragazzino, mi sono rimasti nel cuore "Le Avventure di Pinocchio" di Collodi, "La Storia Infinita" e "Momo" di Ende. Bellissimi finché si vuole ma, a leggerli da grandi, salta subito all'occhio l'intento pedagogico durante la lettura, reso splendidamente invero, ma in ogni caso un freno al puro godimento del racconto in sè, come "sub - creazione" ed ingresso nel Mondo Secondario.
Forse "Il Signore degli Anelli" è l'ultima grande fiaba, dove anche gli adulti possono appassionarsi senza chiedersi come e perché funziona la magia e ci sono gli orchi. Ci sono per il semplice fatto che la Terra di Mezzo ne ammette naturalmente l'esistenza. Un fiaba, insomma, che possono leggere i ragazzini, ma non destinata principalmente ai ragazzini.
Un'altra fiaba letta da grande è stata per me "Sir Galvano e il Cavaliere Verde", nel senso che gli avvenimenti che lì si narrano mi hanno rapito, ma non l'ho incontrata come fiaba. "Poema cavalleresco del "ciclo arturiano" in versi allitterativi di autore anonimo, XIV secolo". C'è voluto Tolkien a segnalarmi che il poema ha anche una natura propria delle grandi fiabe.
"La Fantasia è una naturale attività umana. Certo, essa non distrugge e neppure offende la Ragione, e non smussa neanche l'appetito per, né oscura la sua percezione della, verità scientifica. Al contrario. Quanto più la Ragione è acuta e chiara, tanto meglio opererà la fantasia. Se gli uomini si trovassero in uno stato nel quale non volessero conoscere o non potessero percepire la verità (i fatti o le testimonianze), allora la Fantasia languirebbe fintantoché essi non fossero guariti. E se mai giungeranno ad uno stadio di questo genere (il che non sembra del tutto impossibile), la Fantasia perirà, e diverrà Illusione Morbosa. Perché la Fantasia creativa si fonda sulla dura consapevolezza che le cose sono proprio così nel mondo, quale esso appare alla luce del sole; su un riconoscimento del dato di fatto, ma non sul divenirne schiavi. Allo stesso modo il nonsenso che fa bella mostra di sé nei racconti di Lewis Carroll è fondato sulla logica. Se gli uomini non fossero stati veramente capaci di distinguere tra rospi e uomini, le favole sui principi rospi non sarebbero mai comparse."
A considerare pessimisticamente le parole del Professore, davvero stiamo marciando ciechi verso il baratro. Ottimisticamente parlando, invece, le fiabe sopravviveranno proprio in quanto atti della Fantasia in quanto naturale attività umana, ed aspettano di risollevarsi con un lieto fine "eucatastrofico".
"...ed ora apprendiamo che Re Dain è caduto, combattendo nella Valle..." (Gandalf) Metamorfosi da un'adunanza.
Mitakuye oyasin! |
Modificato da - Merry in data 25 novembre 2004 16:06:58 |
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Valinor
Albero
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Inserito il - 29 novembre 2004 : 10:18:14
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Bene visto che MERRY cita alcuni titoli delle più belle fiabe (condivido Pinocchio, sempre attualissimo e MOMO ) allora io potrei citare "Il Cavaliere Inesistente", di Calvino, si rifà ,in apparenza, ai poemi cavallereschi (Carlo Magno, Bradamante) , avventure di antichi eroi e non , pronti a dare la vita per la libertà e la giustizia ( vedi il Signore degli Anelli)e anche questa secondo me, è una tra le fiabe per adulti, in fondo suggerisce come spesso ci si affanna per voler "sembrare" a tutti i costi. Il "prototipo" dell'umano o dell'uomo comune tutto teso a far funzionare la sua carriera con poco o niente sentimento, cmq di "essere" anche se "non si è". Ma anche quì, come in tutte le belle favole col lieto fine, ci prospetta la speranza: dal nulla,comunque, alla fine,qualcosa di buono. A me, fa pensare un po' anche al film I Robot, a Sonny, che pur dovendosi adattare, comportandosi come gli altri robot, non basta essere semplicemente un involucro ...vuole qualcosa di più...e alla fine lo ottiene, bè, messo così, non vi sembra che il regista si sia più accostato a Calvino che ad Asimov (a parte le tre regole)? O è solo una mia impressione? In fondo Calvino scrisse che i lettori potevano interpretare liberamente questo suo racconto, ( anche questo,parte di una trilogia,guarda un po'...)che cerca di leggere nell'animo umano rapportandolo a quello che lo circonda.
"...Conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell'affetto che meritate..." Bilbo |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 29 novembre 2004 : 16:18:35
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Molto interessante, Valinor, lo "sconfinamento" nella fantascienza. In effetti era ciò che scriveva, se non sbaglio, l'amico di Tolkien C.S. Lewis, convertito dal professore alla sua visione delle fiabe.
Mi è saltata in mente una questione da sottoporvi, e qui mi servono i "pezzi da novanta" come il Balrog. Se ho capito bene, le fiabe gettano uno sguardo al mondo fatato, "feeria", con le sue creature (elfi, fate, orchi, troll ecc.) e le sue leggi. Quanto più la sub - creazione è coerente, tanto più le leggi del mondo secondario si attagliano ad esso e meglio se ne toccano i confini.
Stando al professore, le fiabe sono state relegate al mondo infantile, mentre sono state degne in passato di ben altro splendore. Quando Tolkien scrisse il saggio, già si scriveva fantascienza. Si è discusso in passato sulla differenza tra "fantasy" (non intesa tolkienianamente) e fantascienza: quest'ultima è governata dalle leggi del nostro mondo primario, o comunque ritenute possibili nel futuro. E se robot ed alieni stessero prendono il posto occupato da elfi e folletti? Un alieno dotato di poteri psionici ed uno stregone elfico ugualmente abile: che cosa, in effetti, li divide? Se il mondo futuristico è un "mondo secondario" derivato da un'abile fantasia creativa, allora si può ritenere la fantascienza una sorta di fiaba moderna? Le galassie lontane lontane come una "Feeria" alternativa? Che ne dite?
"...ed ora apprendiamo che Re Dain è caduto, combattendo nella Valle..." (Gandalf) Metamorfosi da un'adunanza.
Mitakuye oyasin! |
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Valinor
Albero
741 Messaggi |
Inserito il - 01 dicembre 2004 : 12:17:39
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Robot e alieni-elfi e folletti? Hummmm....perchè no.....mi piace un casino 'sta cosa!! E poi guarda cosa ho trovato per caso sul web hihihihihi, io lo intitolerei: "La favola di Matrix" per vedere le favole sotto tutti gli aspetti:
"scienza & web Fotogallery L'universo? Come Matrix, un'illusione Il mondo potrebbe essere nulla di più di una finzione virtuale generata da un computer. Lo sostiene un eminente astronomo britannico
L'universo? Come "Matrix": tutta una finzione. A una simile ipotesi era già arrivato "Deep Thought", il supercomputer frutto della fantasia dell'autore di fantascienza Douglas Adams. Questa volta però a sostenere ciò che potrebbe sembrare un'eresia scientifica è nientemeno che Martin Rees, un uomo le cui credenziali scientifiche sono fuori discussione: è infatti professore di astronomia all'università di Cambridge nonché membro della prestigiosa Royal Society inglese. Secondo l'eminente scienziato, "la vita, l'universo e tutto il resto" potrebbero non essere che il prodotto generato da un computer. Come in Matrix per l'appunto.
Lo studioso sostiene in un articolo del "Sunday Times" che "nei prossimi decenni i computer si saranno evoluti e saranno in grado di simulare non soltanto dinamiche molto semplici, bensì interi mondi completi di ogni dettaglio. Se la tendenza continua, possiamo immaginare computer capaci di simulare universi tanto complessi quanto quello in cui ci troviamo".
Per Rees, i recenti sviluppi della tecnologia informatica rimettono sul tappeto un'antica riflessione filosofica: il mondo che percepiamo è realtà oppure si tratta solo di una raffinatissima illusione virtuale? Sono milioni le persone rimaste affascinate dalle avventure metafisiche di Neo-Keanu Reeves in "Matrix", e tra loro numerosi filosofi e uomini di scienza.
Nonostante l'esternazione dell'astronomo inglese sia soltanto un'ipotesi provocatoria, il sasso è stato lanciato e nello stagno l'onda d'urto si fa sentire: l'idea del mondo alla "Matrix" è diventata oggetto di dibattiti e accese discussioni. Tra i sostenitori c'è il fisico australiano Paul Davies che, in una intervista al "Sydney Morning Herald", ha raccontato come la scienza "stia tentando ciò che si è potuto vedere in Matrix: vivere in una simulazione".
Tra i compagni di cordata di Rees figura il professore di scienze matematiche John Barrow, la cui posizione in merito alla questione è semplice: l'universo funziona secondo un delicato equilibrio in grado di consentire l'esistenza di varie forme di vita, ma basterebbe alterare anche leggermente questo stato per rendere impossibile il mondo che conosciamo. Che l'universo sia un'illusione, nessuno lo può affermare con certezza. Tanto vale però viverlo come se fosse reale, perché è l'unico che abbiamo. E su questo tutti sono d'accordo.
23 novembre 2004 Michel Paganini"
"...Conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell'affetto che meritate..." Bilbo |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 01 dicembre 2004 : 18:10:17
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La filosofia di Matrix pone delle questioni anche inquietanti. La prima cosa che ho pensato è stata "quello scienziato non ha fatto altro che chiamare Dio col nome di "computer." "
Ha scritto il professore che la fantasia creativa, in quanto facoltà di creare mondi alternativi, avvicina gli esseri umani a Dio. Per questa ragione gli esseri umani sono "sub - creatori". E se è la macchina a partecipare al processo di sub - creazione? Un potere semidivino - o diabolico - al computer!
Prima di rispondermi che il computer non è altro che uno strumento (anche la penna e la macchina per scrivere lo sono), facciamo questo esempio. Supponiamo di voler creare un paesaggio al computer servendoci di un algoritmo che genera e dispone gli alberi in maniera casuale. Possiamo ancora dire di essere noi i creatori, o dobbiamo dividere la nostra opera con un'intelligenza artificiale?
Se il mondo virtuale funziona, siamo in presenza di uno strumento di creazione umana il quale, servendosi delle leggi che governano il mondo primario (la matematica) diventa in grado di creare a sua volta un mondo secondario.
Dio, il Creatore, a sua immagine e somiglianza creò... Gli esseri umani, i sub - creatori, che ad immagine e somiglianza delle loro facoltà cerebrali hanno creato... Il computer, che a sua volta ha creato (o si tratta di una scoperta?) la realtà virtuale. La sub - creazione dello strumento dei sub - creatori? Un mondo secondario alternativo?
.... Ho fatto venire il mal di testa a qualcuno? [:P]
Il professore sentirebbe ancora più viva l'esigenza di ricorrere all'evasione consentita dalle fiabe. [:P]
"...ed ora apprendiamo che Re Dain è caduto, combattendo nella Valle..." (Gandalf) Metamorfosi da un'adunanza.
Mitakuye oyasin! |
Modificato da - Merry in data 01 dicembre 2004 18:22:23 |
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balrog
Rossosaggio
Ireland
2052 Messaggi |
Inserito il - 02 dicembre 2004 : 14:14:49
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...vorrei rimandarti a "tradizione e trasfigurazione"...
...per quel che riguarda differenze e similitudini tra "fiaba2 e fantascienza appena posso possiamo chiaccherare...
(spero intendessi "pezzo da novanta" come peso,in tal senso meglio"pezzo da cento" ....sorrisi....)
bal |
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Merry
Entino
Pepperland
1762 Messaggi |
Inserito il - 02 dicembre 2004 : 19:10:17
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Per "pezzo da novanta" intendevo dire "campione"... non mi riferivo al peso (ehm...) (faccina di chi arrossisce).
Credo di aver presenti le differenze, almeno in generale. Per quanto riguarda le similitudini, qui sopra c'è uno dei miei accostamenti a volte un po' folli ed azzardati.
Mi sono venute in mente leggendo le considerazioni sulla creazione di mondi secondari. Ai tempi di Tolkien se ne poteva parlare in ambito artistico, letterario o filosofico. Oggi vengono in mente anche altri campi di applicazione, come quello informatico, con finalità sia scientifiche che ludiche.
Ho volutamente tralasciato la parte del saggio in cui Tolkien parla di teatro e raffigurazione, che limitano il "viaggio" della mente. Mi torna in mente il topic di Dernhelm su come abbiamo visualizzato i protagonisti di ISdA leggendo il libro, e come li abbiamo trovati nel film.
Il professore aveva anche, se ben ricordo, poca simpatia per le illustrazioni. Eppure egli stesso ne disegnò per le sue opere, senza contare le mappe necessarie a seguire il percorso dei nostri "eroi". Se siamo bene immersi nel mondo secondario, la Contea non cessa di pulsare di vita nel momento in cui ci commuoviamo per l'addio a Boromir. E' distante, ma c'è. Il tutto viene, per così dire, sospeso alla sua "dimensione" nel momento in cui chiudiamo il libro. Prendiamo un acquario virtuale per studi scientifici: c'è l'ambiente, ci sono gli abitanti e le intelligenze artificiali degli abitanti. In genere le intelligenze artificiali vengono lasciate libere di "vivere" ed evolversi: gli squali attaccheranno i pesci più piccoli, eccetera. Inseriamo nell'acquario dei tritoni di fantasia "credibili": un microcosmo, una sorta di mondo secondario, che non cessa di esistere con il semplice spegnimento della macchina ma viene lasciato "in sospeso".
La chiacchierata... eh, non vedo l'ora!
"...ed ora apprendiamo che Re Dain è caduto, combattendo nella Valle..." (Gandalf) Metamorfosi da un'adunanza.
Mitakuye oyasin! |
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Silma
Ent
Abruzzo
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Inserito il - 23 marzo 2005 : 18:31:08
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Io credo che oggi le fiabe dovrebbero essere rivolte, ancor più che ai bambini, agli adulti. Far riscoprire a chi non ha più, come i bambini, la capacità di attuare la Credenza Secondaria, il gusto di farlo, di credere in qualcosa di merviglioso, di fantastico e, soprattutto, di godere di un bel lieto fine. Oggi più che mai. Le fiabe sono state il primo veicolo del linguaggio umano, quello che gli era più proprio e che lo è tuttora. Come dice Tolkien, creiamo poichè siamo stati creati e nulla c'impedisce di farlo. Sapete cosa sarebbe davvero bello? Che si creassero programmi come esistono in Irlanda: dei bardi (o cantastorie, o menestrelli, chiamateli come preferite) che, usando la televisione per entrare nelle case moderne, così come i loro antenati ai concittadini riuniti attorno al fuoco, raccontano storie e fiabe vecchie e nuove della loro terra, magari accompagnandosi, come un tempo, con il suono melanconico di un'arpa. Far rivivere la fiaba, lasciare ancora una volta entrare la meraviglia, lo stupore nella vita quotidiana, per non perdere la capacità di sorprendersi e riscoprire, nell'antro di un drago o nella torre di un re, nel canto di una principessa incatenata e sul filo della spada di un cavaliere, emozioni e tesori dimenticati, di cui magari si credeva di non avere più bisogno. Nulla di più difficile da scrivere di una fiaba e nulla che diletti maggiormente il cuore! Perchè una fiaba entra a far parte di noi, il suo linguaggio è semplice da capire ed i suoi personaggi sono eterni. Come quelli di Tolkien, che ha saputo mirabilmente intuire il potere della fiaba e, maneggiandolo con cura e riverenza, consegnarcelo nelle sue semplici pagine, che sono come il Tutto Originale di cui cantano i suoi poeti: immortali.
umilmente vostra Silma
<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare, fanciulla elfica ed immortale>> |
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